Acqua in bocca

Nell’ultimo post ci eravamo lasciate con questo piccolo grande miracolo: un fagiolino nella pancia nonostante le poche probabilità date dall’età e dai fibromi. Sembrava così bello da non sembrare vero, un’emozione così straordinaria che abbiamo deciso di non dirlo a nessuno. Anche la ginecologa durante la visita ci ha consigliato di mantenere il riserbo fino alla fine del terzo mese…”non si sa mai… poi alla vostra delusione si aggiunge quella degli altri… aspettate”.

 Io ero al settimo cielo, ma non verbalizzare e non condividere il mio stato di grazia con gli altri mi faceva stare in una dimensione di incredulità e soprattutto di prudenza. Nonostante avessi appeso l’ecografia all’albero di Natale, cercavo di tenermi occupata per non pensare troppo alla mia gravidanza, dentro di me sapevo che dovevo superare quei mesi, che c’era la possibilità di perdere il mio fagiolino.

Ogni volta che andavo in bagno controllavo se c’era la presenza di sangue o macchie rosa. Ma questo stato ansiogeno si è placato in fretta perché i primi tre mesi sono stati contraddistinti da un bisogno di dormire senza sosta. Sembrava che qualcuno mi avesse fatto l’incantesimo della Bella addormentata nel bosco, appena tornavo da scuola, verso le 14, mangiavo e dormivo, mi svegliavo poco prima della cena e per le 22 ero già di nuovo tra le braccia di Morfeo.

Mia mamma, che ha lavorato come infermiera, ha cominciato a sospettare qualcosa. Mi sentiva dire che ero stanca, rifiutavo eventuali passeggiate con shopping a Monza e Milano, e mi ha visto prontamente tirare fuori il Vicks Sinex dalla borsa per spalmarmelo sotto il naso per evitare l’odore di fumo. Non è che ci volesse Poirot… così mia mamma, prima dello scadere dei tre mesi, mi aveva scoperto. Ovviamente grande felicità! E…ovviamente grande stress. Le mamma sono super ansiogene, quindi mia madre ha cominciato a bombardarmi con le solite raccomandazione sul riposo, ma soprattutto con invasioni di campo domestiche. Per mia mamma la nostra casa non era pronta ad accogliere la creatura, occorreva imbiancare, aggiungere un armadio e una lista di altre piccole e grandi cose…

Per me è stato difficile mantenere il segreto soprattutto con mia mamma, con cui ho un rapporto sì conflittuale, ma fatto di reciproca complicità e appoggio incondizionato. Soprattutto quando è arrivato Natale, mi sarebbe piaciuto dare la notizia ai miei genitori come il più bel regalo che potessi mai fargli. Ed invece bisognava aspettare.

E come lo dico?

Nel frattempo c’era un’altra urgenza a cui fare fronte: dare la notizia a mio padre. E qui la cosa si faceva complicata. Con mio padre ho sempre avuto un rapporto fragile e altalenante, fatto più di cortesia ma non di vera intimità padre-figlia. Non siamo mai riusciti a costruirlo, nemmeno con la mia età adulta. Basta dire che negli ultimi 3 anni gli ho nascosto, o non ho mai confermato, il proseguimento della mia storia d’amore con il mio compagno. Mio padre da subito non aveva accettato la cosa e io per non avere discussioni non l’ho mai informato sulla nostra convivenza. Ed è paradossale, perché mio padre, non solo vive nella mia stessa città, ma a 400 metri di distanza, eppure nelle città è così, non ci si incontra mai. Quindi ora mi trovavo ad ammettere che gli avevo tenuto nascosta una verità importante, ma “benedetti bambini”, grazie a loro si perdona tutto. Mio padre era talmente felice che, dopo qualche settimana di elaborazione, ha anche accettato di incontrare e conoscere il mio compagno.

Data la notizia ai miei genitori e superati i tre mesi, potevo chiamare la banda e girare per vie della città per celebrare la mia felicità. Ed invece, sorprendentemente, niente. Non volevo, era come se volessi proteggermi e proteggere il mio fagiolino.

Una paura irrazionale

Ho indossato vestiti un po’ più morbidi come uno scudo mimetico e acqua in bocca. Mi sarebbe piaciuto, come fanno sui social, pubblicare l’ecografia, o fare quelle foto tanto carine… ma non volevo davvero condividere la notizia. Come se tenere nascosta la cosa impedisse un qualcosa di brutto.

Volevo stare solo nel mio nido a covare.

A scuola nessuno dei colleghi si era accorto, nemmeno del fatto che mi attardavo a lasciare le aule ai cambi d’ora, all’intervallo o all’uscita di scuola per evitare le orde barbariche dei ragazzi che corrono su e giù per le scale. Forse c’entrano le mie radici terrone, da noi si ha paura del malocchio. Sarebbe una sorta di sguardo invidioso che la gente fa senza accorgersene e che secondo la tradizione influirebbe sull’osservato con lo sviluppo di alcuni sintomi, quindi per strategia  è meglio lamentarsi che ostentare le proprie fortune. Inoltre, aveva saputo di una ragazza super giovane e super sana che faceva yoga acrobatico e mangiava frullati tutti i giorni che, superati i tre mesi, aveva perso il suo bambino, così come la moglie di un mio amico e un’altra ragazza che ora ha un bambino bellissimo, ma ha affrontato tre aborti spontanei. Loro erano giovani e io era una mamma super-anta con fibromi…  Le mamme anta sono considerate spesso delle egoiste perché ritenute troppo vecchie per crescere figli. A me delle possibili critiche degli altri non è mai interessato molto.

Non so davvero perché ho reagito così e non so se altre come me hanno scelto una gravidanza top-secret, di farla passare un po’ top-secret anche con se stesse, forse non riuscendo a viverla appieno, con serenità e una buona dose di un sano entusiasmo incosciente.

 Forse volevo proteggere me stessa dal dolore, deve essere terribile perdere un bambino. Tutte le mattine, appena aprivo gli occhi mi dovevo ripetere che era tutto vero, che stava succedendo.

Per scaramanzia mi sono rifiutata di vedere filmati su Youtube o Instagram e di comprare qualsiasi cosa per fagiolino. Ovviamente mia madre, intanto, aveva già acquistato la culla, fatto a maglia una copertina di lana, tirato fuori il mio corredino risalente a 43 anni prima, e comprato le prime tutine…  Ma davanti alle nonne bisogna alzare le braccia!