Un ritardo del linguaggio importante nei primi 3 anni, spesso si protrae anche negli anni successivi e coinvolge la capacità di apprendimento scolastico

Il linguaggio è una attività psicomotoria:

  • motoria poiché si tratta di movimenti rapidi, ripetitivi, eseguiti dalle strutture motorie della bocca, della lingua, delle labbra;
  • psichica perché regola la capacità di comunicazione sociale e perché condiziona lo sviluppo della intelligenza.

Come si apprende il linguaggio?

Il bambino apprende il linguaggio per imitazione dei movimenti delle labbra di chi gli parla e dei suoni che sente. A spingerlo è una forte motivazione emozionale, dato che tutto ciò avviene all’interno della relazione affettiva con i genitori, per lui fondamentale.

Dai 6 mesi di vita fetale il bambino ascolta molti suoni, è sensibile al ritmo e alla intonazione della voce materna. Dal primo mese di vita è in grado di distinguere suoni di una lingua straniera diversa da quella familiare. A 3 mesi riconosce molte sillabe, a 6 mesi riconosce le parole di uso più frequente, a 8 mesi ripete sillabe anche di lingue diverse, a 10-12 mesi sa dire 2 parole……

Come si insegna a parlare?

Dalle prime ore di vita

I genitori fin dalle prime ore di vita devono parlare con il bambino ponendolo di fronte a sé (circa 15 cm di distanza) e guardandolo negli occhi.

Dai primi giorni di vita

Fin dai primi giorni di vita, ogni giorno, il genitore deve raccontare rivolgendosi al bambino ciò che fa con lui, descrivendo le azioni, i gesti, usando frasi semplici con parole corrette pronunciate lentamente; in questo modo il bambino, di giorno in giorno, nella ripetitività delle azioni (poppata, bagnetto, cambio pannolino…) imparerà a riconoscere le parole, ad associare la parola a quanto accade.

A partire dai 3-4 mesi

Dall’età di 3-4 mesi quando la attenzione del bambino si allargherà a più oggetti e allo spazio intorno a lui, il genitore deve ogni giorno aggiungere parole nuove, il piccolo  imparerà più velocemente e efficacemente se l’adulto gli indicherà l’oggetto in causa con il dito associando alla parola un gesto di mimo e il rumore (es. questo è il frullatore per la tua pappa, il frullatore fa bbbvvvv, più il movimento della mano).

A partire dai 6 mesi

Tra 6-8 mesi ogni giorno leggere un libro (cartonato, senza parole, con 1-2 immagini per pagina raffiguranti oggetti familiari al bambino), per il genitore che vuole saperne di più su questo tema: www.natiperleggere.it

A partire dai 10 mesi

Tra 10-12 mesi compaiono le prime parole (anche non corrette) che il bambino usa insieme ai gesti per comunicare e per ottenere ciò di cui ha bisogno: di fronte alla parola-frase (es. acqua) il genitore deve fare opera di traduzione dando al bambino la struttura della frase: “vuoi dire: mamma ho sete, voglio l’acqua. Ecco il bicchiere con l’acqua”.

Dopo il primo anno di vita

A seguire, più il bambino avrà desiderio di comunicare, pronunciando un maggior numero di parole e cominciando ad unirne due in un abbozzo di frase (papà pane), più il genitore dovrà ritradurre il linguaggio del piccolo in frasi sempre più ricche e complesse con aggettivi, avverbi, verbi coniugati nei vari tempi, ogni giorno leggere libri con piccole storie che via via si allungheranno.

Come deve essere il linguaggio usato dall’adulto?

  • costituito da parole corrette
  • lento
  • diretto allo sguardo del bambino, mettendosi spesso alla sua altezza

Articolo a cura della Dott.ssa Daniela Callegari, Centro Medico Santagostino
Laureata in Medicina e Chirurgia presso Università statale di Milano, specializzata in Pediatria presso Clinica Universitaria De Marchi. Per 30 anni ha svolto attività di pediatra di libera scelta presso ASL di Varese. Oltre alle patologie di base, si è occupata di problematiche legate all’alimentazione (problemi nutrizionali, sovrappeso, obesità) educative e relazionali tra genitori e bambino. Dal 2012 svolge la suaa attività di pediatra presso il Centro Medico Santagostino, dove conduce anche incontri mensili con i genitori su tematiche educative e sullo sviluppo psicologico del bambino.