L’Unicef ha redatto un in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità per favorire l’allattamento al seno: chi segue questi parametri può diventare un ospedale amico dei bambini.
Vediamolo nel dettaglio:
deve esistere un protocollo scritto per l’allattamento al seno che tutto il personale sanitario conosce e attua; ogni donna in gravidanza deve essere informata circa i vantaggi e le modalità dell’allattamento al seno;
ogni donna deve essere incoraggiata ad allattare già entro la prima mezzora dopo il parto e deve sapere come mantenere la produzione lattea se viene separata dal neonato;
i neonati non devono ricevere alcun alimento o liquido diverso dal latte materno, né succhiotti né tettarelle;
i neonati devono soggiornare nella stessa stanza della mamma (rooming-in);
va incoraggiato l’allattamento a richiesta, ogni volta che il neonato sollecita nutrimento;
occorre favorire la creazione di gruppi di sostegno dell’allattamento al seno, che supportino la donna una volta uscita dall’ospedale.
Il latte si produce nel corpo della donna grazie all’ormone prolattina, mentre la sua emissione è dovuta all’ossitocina. Entrambi gli ormoni sono già presenti in gravidanza, a partire dal quinto mese.
Il latte che una donna produce tra la fine della gravidanza e i primi giorni del post partum si definisce colostro. E’ un liquido molto denso, nutriente, concentrato, di colore giallo, ricchissimo di anticorpi.
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E’ molto importante che una donna possa allattare appena ha partorito, se è in condizione di farlo e se lo desidera. Nel video qui sopra potete vedere come avviene il breast crawl, lo strisciare del neonato verso il capezzolo. Il contrasto cromatico e l’odore lo guidano e gli consentono di soddisfare immediatamente l’istinto della suzione.
La suzione del neonato facilita la montata lattea; il neonato ha modo di rinforzare subito il suo sistema immunitario tramite il colostro.
Dopo qualche giorno il colostro si trasforma in latte di transizione, poi in latte maturo; diventa quindi meno denso e più opaco, di colore bianco. Al neonato durante questa fase di transizione non serve niente altro che la possibilità di attaccarsi quando vuole al seno materno: non occorrono acqua, altre bevande zuccherine, né succhiotti o tettarelle. Questo è quello che si intende per allattamento esclusivo al seno a richiesta.
Allattamento a richiesta
La montata lattea, che può essere accompagnata da gonfiore e dolore al seno, è causata da un aumento della prolattina. D’ora in avanti la produzione del latte si regolerà in base alla richiesta del bambino. Il seno infatti non è da immaginare come un contenitore che si svuota, ma che si riempie nella misura in cui viene svuotato. Tanto maggiore è la domanda del bambino, tanto maggiore sarà la disponibilità di latte. Per questa ragione ogni donna ha latte a sufficienza per nutrire un figlio, ma anche due gemelli, a condizione che i bambini vengano attaccati al seno ogni volta che lo desiderano.
Il primo periodo (che in genere corrisponde ai primi quaranta giorni) è un periodo di assestamento. E’ importante che mamma e neonato passino molto tempo insieme e che il seno venga offerto ogni qualvolta il neonato mostri segni di fame. Ogni bambino acquisirà i propri ritmi con il tempo.
Allattare: per quanto tempo?
L’Oms raccomanda che l’allattamento al seno sia esclusivo fino a sei mesi e rimanga alimento principale fino a un anno di vita; suggerisce inoltre che l’allattamento prosegua fino a due anni di vita del bambino e oltre, se sia mamma che bambino gradiscono continuare l’esperienza.
Allattare: in che misura?
Non è possibile misurare con precisione quanto latte materno assume il neonato ogni giorno; per valutare se si nutre a sufficienza occorre osservare quanti pannolini bagna (almeno 6 al giorno) quante volte si scarica (2-3 volte al giorno nelle prime settimane, almeno una volta ogni 3-4 giorni in seguito), quanto cresce, e se il suo aspetto è sano.
Le posizioni
Il bambino deve poter prendere comodamente in bocca tutto il capezzolo e parte dell’areola. Deve stare con il ventre verso il ventre della mamma, in modo da non dovere ruotare la testa per attaccarsi al seno.
Anche la mamma deve assumere una posizione comoda. La suzione del bambino non deve arrecare dolore, anche se è normale provare un leggero fastidio all’inizio dell’allattamento.
Se le suzioni sono corrette saranno rapide all’inizio, più lente e profonde dopo qualche minuto, e non si sentiranno schiocchi.
La posizione più tradizionale è quella con la mamma che sta seduta con la possibilità di appoggiare gambe e braccia, e quindi il bambino su di esse. Si può utilizzare un cuscino per allattamento, fatto a forma di C, in modo che sia di supporto alle braccia della mamma e al corpo del piccolo.
Molto comoda è anche la posizione sdraiata, consigliabile ogni qualvolta si desideri rilassarsi più intensamente.
I vantaggi
I vantaggi dell’allattamento al seno sono di natura sia fisica che psicologica, e riguardano sia la mamma che il bambino.
Il latte materno è sempre disponibile, nella giusta quantità, densità e temperatura. Il suo gusto varia al variare degli alimenti di cui si nutre la mamma, abituando il poppante al diverso sapore dei cibi. E’ costituito in buona percentuale di acqua, garantisce quindi anche una corretta idratazione. E’ facilmente digeribile ed è specie-specifico, contiene quindi tutte le sostanze necessarie al piccolo dell’uomo, nella giusta misura e non in eccesso o in difetto.
Il bambino assume, oltre a tutti i nutrienti, anche gli anticorpi della mamma. Trova nel seno, insieme al nutrimento, anche conforto, protezione, sicurezza. Si sviluppa così con maggiore facilità il bonding tra la mamma e il suo bambino, fondamentale per entrambi.
Nella mamma l’allattamento favorisce inoltre la produzione di ormoni che contribuiscono al rilassamento e all’attaccamento, riducendo i casi di depressione post-parto.
L’ossitocina favorisce le contrazioni dell’utero, che ritorna più rapidamente alla sua dimensione originale. Il capoparto (prima mestruazione dopo il parto) arriva più tardi, consentendo alla donna di ripristinare le sue riserve di ferro. Ritarda quindi anche la ripresa della fertilità, anche se l’allattamento al seno non può essere considerato uno strumento anticoncezionale. Si riducono infine i rischi di tumore all’ovaio e alla mammella.
La mamma che deve assentarsi può spremersi il latte con l’aiuto di un tiralatte, manuale o elettrico: il latte così raccolto può essere conservato in frigo un giorno o in freezer fino a tre mesi e può essere dato al neonato tramite un cucchiaio, un bicchierino o un biberon. Un’alternativa al tiralatte è la spremitura manuale del seno.
Le controindicazioni
Sono davvero poche le situazioni in cui l’allattamento al seno è da evitare: sieropositività o tubercolosi nella mamma, come pure dipendenza da alcool e droghe e assunzione di farmaci antitumorali.
Il bambino non può assumere latte materno solo nel caso sia affetto da galattosemia, che comporta incapacità di scindere il lattosio nei suoi costituenti e quindi diarrea cronica.
Le complicanze
Possono essere di tre tipi e sono generalmente dovute a un’errata suzione del bambino:
-le ragadi, ferite fastidiose e dolorose in prossimità del capezzolo;
-l’ingorgo mammario, un’ostruzione di uno o più dotti galattofori, che provoca un indurimento del seno e dà dolore;
-la mastite, un’infiammazione della mammella che spesso provoca febbre ed è dovuta a un’infezione batterica.
Ragadi, ingorghi e mastiti si possono prevenire verificando che il neonato si attacchi correttamente al seno. In questo è importante l’aiuto di ostetriche, consulenti del latte (della Leche League), consulenti professionali in allattamento materno (IBCLC). Se dovessero manifestarsi si possono comunque risolvere con una serie di accorgimenti, non occorre interrompere l’allattamento; anzi, nel caso di un ingorgo è proprio la suzione del bambino che può portare alla risoluzione del problema.
Ogni donna può allattare, se vuole. Sebbene molte cose siano cambiate in Italia rispetto agli anni Settanta, quando chi allattava al seno per più di qualche mese andava decisamente in controtendenza rispetto alla prassi comune, ancora molto si può fare per incoraggiare le mamme in questa direzione: soprattutto occorre renderle sicure del fatto che il loro latte aumenta nella misura in cui il neonato si attacca al seno, e del fatto che tutto quello che al neonato serve è la loro vicinanza, insieme al loro latte: quest’ultimo è sempre e comunque l’alimento più ricco e completo di cui il piccolo si possa nutrire.
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