Abbiamo fin qui sostenuto la possibilità che il momento della nascita sia per la donna un parto attivo e consapevole. Ovviamente parliamo di esperienze in cui la gravidanza e il parto non siano a rischio di complicazioni e in cui interventi chirurgici e farmacologici non siano strettamente necessari. Il confine tra necessario e non necessario, tuttavia, è spesso labile.

Fino a pochi decenni fa la strumentalizzazione di questa esperienza all’interno di una cornice medica era molto forte, e la donna veniva sottoposta ad una serie di prassi che rendevano il parto più sicuro ma molto standardizzato. Oggi quasi tutti gli ospedali propendono per una linea diversa.

 

La politica ospedaliera in ambito ostetrico si dichiara così: a favore di una possibilità di scelta che la donna compie per se stessa e per il bambino, ma le realtà in cui questo è davvero possibile non sono tutte.

 

Come sempre, l’applicazione di certe regole e procedure è profondamente influenzata dalle persone che operano in un determinato contesto e dalla capacità che hanno di conferire il giusto sostegno alla donna in un momento sacro ed importante.

 

La tendenza di oggi è comunque quella a considerare l’intervento medico limitato solo a ciò che è strettamente indispensabile, e gli operatori si limitano ad assistere piuttosto che ad intervenire.

 

Dall’inizio del travaglio, dunque, si segue quindi un ritmo dettato dalla natura, quelle fasi soggettive e naturali che possono variare estremamente da donna a donna, si favorisce un ambiente tranquillo e intimo (buio, silenzioso), si punta sulla relazione madre-bambino sin dai primi istanti di vita (si lasciano insieme da subito e si predilige l’allattamento al seno).

 

Tutto questo richiede tempo, attenzione, sensibilità e preparazione. E’ necessario che lo staff ospedaliero sia realmente preparato sulla metodologia che consenta alla partoriente libertà di movimento, un travaglio attivo, il rooming-in, la possibilità di allattamento integrale (attaccare subito il bambino al seno senza somministrazioni di altre sostanze).

 

Nel prossimo articolo vedremo cosa può fare una donna che si appresta a partorire perché la scelta sia attiva, consapevole, e non riservi sorprese.

 

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

 

foto: tio.ch