Abbiamo parlato dei padri autoritari, dei mammi, dei padri giocosi. Figure che, totalmente o parzialmente, falliscono il loro compito di padri e che, per questo, abbiamo bollato come papà assenti.
Ecco qui un’altra dinamica che – di fatto – può concorrere al fallimento della figura paterna, dinamica che riguarda specificamente il rapporto di coppia.


Ci sono coppie nelle quali i genitori faticano o non riescono proprio a trovare accordi su come educare i figli.

Mi spiego. Accade in ogni famiglia che i genitori si dividano i compiti per la cura e la crescita dei figli sulla base dei propri impegni lavorativi, delle proprie caratteristiche caratteriali oppure in base alla propria predisposizione verso alcune attività piuttosto che ad altre. Da questo insieme di accordi prende forma il progetto di cura ed educazione dei figli che sarà tanto più efficace quanto più sarà basato sul reciproco aiuto tra i partner, non soltanto in termini di tempo – ancora oggi le incombenze femminili sono di gran lunga più gravose di quelle sostenute dai maschi – ma soprattutto in termini di continua elaborazione e confronto sui contenuti educativi da porre come base al progetto di educazione dei figli.
Nelle famiglie in cui il padre è molto impegnato fuori di casa, spesso questo progetto fallisce soprattutto quando il padre somma alla propria assenza da casa, l’assenza nel dare il proprio apporto al progetto educativo dei figli. Il messaggio che sembra voler trasmettere – così facendo – è: “io non posso occuparmene, pensaci tu” come se l’assenza fisica fosse un impedimento a confrontarsi e decidere con la prorpia compagna riguardo ai figli. Questi padri non condividono nè creano, assieme alla propria compagna, il lavoro di genitore.

In definitiva, possiamo catalogare questa dinamica come una “doppia assenza del padre”. Un’assenza fisica, quasi sempre imposta dal lavoro, mentre la sua presenza sarebbe fondamentale e decisiva per poter entrare in confidenza affettiva con i figli, per avere il modo ed il tempo di far valere la propria autorevolezza in termini di discussione, accordo e rispetto delle regole educative (oltre che utile per sgravare i compiti di una madre che spesso lavora come o quanto lui); un’assenza progettuale, infatti dal confronto con la compagna potrebbe e dovrebbe prendere corpo quella comunanza di vedute che rende possibile educare e prendersi cura dei figli in maniera equilibrata e condivisa.
E’ un padre assente, quindi, anche chi non dà il suo apporto al progetto genitoriale.

La genitorialità è una barca con due remi. Per farla navigare e farla navigare dritta, bisogna remare in due.

Federico Ghiglione

www.professionepapa.it

(fonte immagini avvocatoblog.com)