L’Italia non è un paese per bambini.

Oltre 1 milione di bambini e adolescenti vivono in povertà assoluta. Questo è il drammatico ritratto che emerge dal 4 Atlante dell’Infanzia a rischio presentato da Save the Children intitolato “L’Italia SottoSopra” per sottolinearne l’evidente problematicità.

Un dato che rispetto al 2011 è aumentato del 30% e significa che 1 minore su 10 nel nostro paese vive in condizioni di disagio abitativo, culturale e sociale. Cifre che raccontano le difficoltà familiari quando la spesa mensile per libri e scuola non supera gli 11 euro e “sale” a 23 euro per il tempo libero, la cultura e i giochi. L’Atlante evidenzia la stretta relazione fra povertà e bassi livelli di istruzione, competenze, salute, opportunità di bambini e ragazzi.

La crisi nel carrello

Il cibo buono costa e le famiglie hanno ridotti i consumi, in media 138 euro al mese. Il disagio economico e culturale porta a una cattiva alimentazione e come conseguenza il 22,2% dei bambini  è in sovrappeso e il 10,6% in condizioni di obesità.  Le famiglie hanno difficoltà a curarsi: 1 bambino su 3  non può permettersi un apparecchio per i denti.

Povertà educativa

A confronto con i  24 paesi che Ocse (Organizzazione Cooperazione Sviluppo Economico) , l’Italia è ultima per competenze linguistiche e matematiche nella popolazione tra i 16-64 anni e per gli investimenti in istruzione: +0,5% a fronte di un aumento medio del 62% negli altri paesi europei.

Le mappe dell’Atlante dell’Infanzia (a rischio)

La cura? Investire nella scuola di qualità

Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children Italia commenta questi dati auspicando che il governo italiano si muova in fretta perchè “Un numero così grande e crescente di minori  in situazione di estremo disagio, ci dice una cosa semplice: la febbre  è troppo alta e persistente e i palliativi non bastano più, serve una cura forte e strutturata. E la cura è, secondo Save the Children ma anche istituzioni autorevoli come la Banca d’Italia e l’Ocse, investire in formazione e scuola di qualità, laddove l’Italia è all’ultimo posto in Europa per competenze linguistiche e matematiche della sua popolazione. La recessione non è iniziata soltanto 5 anni fa in conseguenza della crisi dei mutui subprime o degli attacchi speculativi all’euro, ma affonda le sue radici nella crisi del capitale umano, determinata dal mancato investimento, a tutti livelli, sui beni più preziosi di cui disponiamo: i bambini, la loro formazione e conoscenza. Sotto questo aspetto, l’Atlante non offre solo una mappa di ciò che non va, ma mostra bene in controluce ciò che si può e si deve fare per rimettere a posto le cose”.

La versione integrale dell’Atlante