Molti genitori parlano di alcune caratteristiche dei loro figli facendone “una questione di carattere”. Ma esistono tratti di personalità che si sviluppano dentro le relazioni familiari e che hanno un periodo preciso di insorgenza.

Lo stile relazionale di cui si fa esperienza nella famiglia di origine, il modo che i genitori hanno di accudire e nutrire il bambino, ha il suo impatto sui comportamenti di ciascuno di noi, oltre che sulla costituzione dei nostri meccanismi interni, interiorizzati.

Anche altre influenze, esterne, hanno il loro peso, riuscendo in alcuni casi ad oscurare i contributi familiari, ma tutto si origina nella capacità che il caregiver (non solo la madre, dunque) ha di mediare i bisogni e le esigenze del bambino, permettendogli quindi di interiorizzare il modo in cui ci si prende cura di lui.

Considerando che questo avviene per ogni persona, si può immaginare come, tra specificità e differenze individuali, l’accudimento abbia un filo di continuità intergenerazionale.

Fatta questa premessa, immaginiamo come lo stile genitoriale possa influire sia sugli aspetti positivi che su quelli problematici della personalità. Spesso sento dire dei bambini “lui è così dalla nascita”, frase stigmatizzante che dimentica di come la nostra personalità si sviluppi a partire dai contatti e dalle relazioni che abbiamo, sin dalla vita intra-uterina.

Sebbene questo non significhi che abbiamo una sola possibilità di sviluppo che dipende dalla famiglia in cui nasciamo (come detto, infatti, anche le relazioni successive hanno un impatto sul nostro modo di essere), spesso i genitori di bambini piccoli dimenticano quale peso abbia la trama familiare su un modo di esprimersi piuttosto che un altro.

Un esempio può esserci utile.
Essere genitori troppo protettivi o troppo critici aiuta i bambini a diventare timidi. Il messaggio trasmesso è infatti “temo per te perché penso che tu non possa farcela”. La timidezza non è una caratteristica “innata”, ma si sviluppa proprio in quella fase della crescita in cui i nostri figli acquisiscono alcune consapevolezze tra cui il senso di sé.

L’atteggiamento dei genitori, insieme con le piccole frustrazioni sperimentate, sono l’inizio di una definizione di sé nella quale il piccolo si percepisce come piccolo, incapace, non all’altezza, chiudendosi quindi in se stesso.

La timidezza, quindi, si sviluppa a partire dalle relazioni che si costruiscono con il mondo. Quando il bambino è molto piccolo può capitare una fase transitoria di timidezza in cui non sa ancora rapportarsi all’estraneo per mancanza di competenza sociale, ma questa fase si risolve in poco tempo.

Diverso è quando il bimbo si percepisce insicuro o non meritevole di accettazione.
La cosa più naturale che un genitore è portato a fare è spingere il piccolo ad ignorare questa sensazione: “coraggio! NON DEVI essere timido!”

L’incoraggiamento può così diventare una spinta eccessiva che porta il bimbo a ritirarsi ancora di più, a sentirsi non accettato dai genitori, o a sperimentare ulteriore insicurezza.

Pochi considerano la timidezza come un segnale protettivo.
La timidezza è un aspetto del carattere che ha i suoi vantaggi ed i suoi svantaggi: se da un lato può essere un limite, dall’altro spinge a proteggerci da tensioni troppo forti o inaccettabili.

Etichettare il proprio figlio come timido non farà che rafforzare questo atteggiamento: l’aiuto da fornire in questi casi va in direzione dell’osservazione dell’espressione fisica e del sostegno all’espressione emotiva.

La “posizione” ideale è quella di stare vicino senza fare domande ma sostenendo la difficoltà del bambino ad esprimere le proprie emozioni, valorizzandone gli aspetti positivi e le competenze.
Ad un certa età, ad esempio, è utile discutere col bambino di aspetti positivi e negativi del contatto con la gente.

Anche le attività ludiche o sportive possono essere utili, purché vissute in termini ricreativi e non come costrizioni. Il rispetto dei tempi del piccolo è fondamentale perché egli possa acquisire fiducia in se stesso valorizzando le proprie risorse.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta