Vogliamo tranquillizzare le mamme: il pelo del gatto non è pericoloso per il neonato.
Gli studi medici evidenziano che convivere sin dalla nascita con un gatto può aiutare a prevenire alcune forme di allergie ed asma: maggiore è la quantità di allergene del gatto (quindi il pelo e altri residui dell’animale) in prossimità del lettino nel primo anno di vita, minore il rischio di ammalarsi.
Inoltre anche in presenza di un bambino allergico il rischio è legato più alla saliva del micio che al pelo, vediamo perché.
Allergene del gatto
L’allergene (cioè la molecola che evoca la reazione allergica) non è né il pelo né la forfora del gatto, ma la particella identificata come Fel d1.
Questa particella è prodotta dalle ghiandole sebacee e salivari (è quindi presente sul pelo e nelle saliva del gatto). Quando il gatto si lecca, si depositano sul pelo queste particelle prodotte della ghiandole, si seccano e si desquamano con la cute. Questa specie di “forfora” è leggera e volatile. Si disperde e va depositarsi nell’ambiente circostante e sui vestiti dei conviventi. Sono proprio queste particelle che provocano l’allergia in chi ne è predisposto, non il pelo del gatto.
Pelo gatto: sintomi dell’allergia
Le manifestazioni più comuni dell’allergia sono:
- congiuntivite (arrossamento oculare con prurito intenso, lacrimazione);
- rinite (raffreddore con prurito nasale e scolo nasale chiaro);
- asma;
- orticaria.
Ma ci sono bambini che possono avere risposte più severe, con un coinvolgimento delle vie respiratorie più basse e lo sviluppo di sintomi tipici dell’asma: tosse secca, sibilo, affano.
Generalmente la sintomatologia è scatenata da un contatto diretto. Per esempio quando il bambino prende in braccio l’animale e lo accarezza.
Ci sono però bambini molto sensili che manifestano l’allergia anche se entrano in un ambiente in cui c’è stata una persona che possiede un gatto.
Come si diagnostica l’allergia
Se si teme che il bambino possa avere problemi di allergia è importante consultare un allergologo pediatra, che dopo una anamnesi mirata, eseguirà uno screening allergologico per valutare la situazione.
In linea generale, essere figli di genitori allergici, in particolare agli animali, aumenta infatti il rischio che si possa sviluppare il disturbo. In tale situazione sarebbe auspicabile che il piccolo effettuasse test allergologici che escludano sensibilizzazione nei confronti dell’animale con cui si decide di convivere, ma anche agli acari della polvere, che tendono ad annidarsi nel suo manto.
Cosa fare per ridurre i rischi di allergia
In base alla costanza con cui si adottano alcune misure e al grado di sensibilizzazione agli allergeni è possibile ridurre i rischi di allergia. Ecco le più efficaci:
1. Lavare spesso il gatto
Un primo accorgimento è lavare spesso il gatto. Il manto è potenzialmente la “casa”degli allergeni, lavare l’animale serve a diminuirne la quantità. Certo può non essere facile: i gatti non sempre amano l’acqua. Può essere utile spazzolare con frequenza l’animale.
2. Massima igiene
Per evitare la dispersione degli allergeni nell’ambiente è importante osservare la massima igiene dell’ambiente e delle persone. Può essere utile:
- usare aspirapolveri ad acqua con l’apposita funzione ‘pet’ per garantire un’aspirazione potente;
- purificare l’aria con depuratori dotati di filtri ad alta efficienza; l
- avare le mani dopo aver toccato l’animale;
- cambiare i vestiti quando si rientra dopo la passeggiata con lui.
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