Non comprendere la causa del pianto del neonato e non riuscire ad offrirgli soluzioni immediate è spesso fonte di stress per i neogenitori. Cosa è più indicato fare? E cosa è meglio evitare?

Non esiste una formula magica che ci trasformi in ingegnere, estetista, insegnante ecc. Ci sono libri e piani formativi, ma poi sono soprattutto l’esperienza sul campo e l’attitudine personale a renderci bravi o addirittura bravissimi. Diventare genitori è un percorso simile: il bimbo che tanto abbiamo desiderato e che finalmente è tra le nostre braccia è uno sconosciuto da scoprire, giorno dopo giorno. Oltretutto, è un essere in costante evoluzione: che oggi è già diverso da ieri; ciò che ieri gli procurava benessere oggi lo infastidisce, e viceversa.

Poiché il neonato è già l’essere più importante della nostra vita vorremmo esser fin da subito pronti e competenti per rispondere al meglio ai suoi bisogni. Ecco perché spesso i neogenitori si allarmano moltissimo o si rattristano di fronte a un pianto ininterrotto o frequente. Si allarmano perché ritengono che il pianto sia sempre sintomo di qualcosa che non va; si rattristano perché non riuscendo ad individuarne rapidamente la causa faticano nel trovare soluzioni soddisfacenti.

STOP ai consigli non richiesti

A questo poi fa spesso da cornice un pubblico di consigli non richiesti che invece che esser d’aiuto intensifica il sentimento di inadeguatezza, in quanto fa sentire i neogenitori gli unici incapaci:
“Ha fame!” dice la zia.
“Ha sonno, non lo vedi?!” sostiene la nonna.
“Ma come lo tieni? Io suo padre lo tenevo a pancia in giù e in un secondo le coliche passavano!” sentenzia la suocera.

Cara neomamma, caro neopapà, rilassatevi! La cosa migliore che potete fare è mettervi seduti e godervi lo spettacolo di quella creatura che finalmente è con voi.

Non fatevi prendere dall’ansia del fare. Osservate, piuttosto: il bambino vi darà le risposte che cercate

Ricordiamo che:

• La condivisione con gli altri, i consigli, l’ascolto di esperienze pregresse sono preziosi SOLO SE ci aiutano concretamente e/o ci fanno sentire meglio donandoci un senso di calma e conforto. Laddove fossero invece fonte di ulteriore confusione e ansia meglio porre un freno.
• Qualunque strategia abbia funzionato col figlio della vicina non è detto che funzioni col proprio perché ogni essere vivente è diverso dall’altro!
• In caso si sentisse il bisogno di guida e orientamento meglio consultare i professionisti: ci aiuteranno a conoscere e riconoscere i segnali del neonato

Perché il neonato piange?

• Un neonato piange perché è l’unico strumento che possiede per comunicare i propri bisogni. E poiché ogni volta che piange viene preso in braccio, cullato, sfamato egli associa rapidamente il pianto a varie forme di cura per cui lo usa per trarre gratificazione, e in questo non c’è nulla che debba allarmarvi.

Cosa fare quando il neonato piange?

Prendetevi il giusto tempo per osservare e ascoltare quel pianto, prima di ipotizzare cosa può esser più utile fare.
• Fin da subito il neonato percepisce l’agitazione di mamma e papà: dal ritmo del respiro, dal tono di voce ecc. Se resterete calmi sentirà che va tutto bene, se vi allarmerete percepirà un rischio imminente agitandosi ancora di più. Il modo migliore per calmarlo, dunque, è… restare calmi!

Col suo pianto il vostro bambino vi sta già parlando, non c’è nulla di più emozionante

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