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Da più di 4 mesi circola in rete questo documentario, prodotto da Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindemi. Una serie di spezzoni di programmi televisivi ci mostrano donne finte, con “volti ricondotti a maschere dalla chirugia estetica, corpi gonfiati a dismisura come fenomeni da baraccone di un circo perenne”, così descritte dalla Zanardo; donne umiliate, ridotte a mero oggetto del desiderio sessuale maschile, incompetenti o semplicemente decorative, inutili eppure sempre presenti, in gran parte dei programmi televisivi italiani.

Se il 60% del pubblico televisivo è costituito da donne, perché nessuna si ribella e reagisce di fronte a queste immagini? Forse perché non sappiamo più chi siamo, né cosa vogliamo veramente, ipotizza l’autrice. Abbiamo completamente introiettato il modello maschile; nascondendo le nostre rughe dissimuliamo le nostre emozioni, ci concentriamo sull’apparire e non sull’essere, non ci conosciamo più.

Ma vogliamo che queste donne siano dei modelli per le nostre figlie? E se – come immagino accada per tutti noi – desideriamo per le nostre bambine qualcosa di diverso, quali altri modelli siamo in grado di proporre e offrire loro?

Autoprodotto e autofinanziato, il video si può guardare anche all’interno del blog ilcorpodelledonne.net. Sorprendente è il successo che ha avuto: è stato visto finora da mezzo milione di persone, mentre 2500 persone in media si collegano ogni giorno al blog, leggono gli articoli e talvolta scrivono i loro commenti.

Nel frattempo è arrivato nelle sale cinematografiche italiane il film Videocracy, documentario di Erik Gandini, il quale denuncia – come la Zanardo – il trionfo dell’importanza di apparire in televisione rispetto a quella dell’essere.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=-9AXQGGkgK8&NR=1[/youtube]

Guardiamo il video della Zanardo, visitiamo il suo blog, andiamo al cinema a vedere il film di Gandini. Qualcosa si sta finalmente muovendo, le poche coraggiose voci indignate che si sono levate dal coro di assensi stanno facendo una breccia in noi, stanno muovendo le nostre coscienze. Se in Francia un disegno di legge prevede che si segnalino con un avvertimento le immagini di donne ritoccate, possiamo sperare che prima o poi l’obbligo di inserire questa precisazione venga imposto anche da noi in Italia.

Non possiamo accettare che le nostre figlie associno fin da quando sono piccolissime l’idea di bellezza (finta) e di sex appeal a quella di ricchezza, potere, felicità. Proteggiamole da queste immagini di donne ritoccate e da questi programmi televisivi osceni, mettiamole in guardia, insegniamo loro che quello che conta più di  tutto è sapere chi siamo, ed essere noi stesse fino in fondo.

In che modo realizzare tutto questo? Si accettano suggerimenti. Voi cosa fate perché le vostre figlie imparino a ricercare l’autenticità più di ogni altra cosa?