Guardare il mondo a testa in giù non è facile per noi adulti che vorremmo avere sempre tutto sotto controllo. Certo, si fa presto a dire che guardare le cose da un nuovo punto di vista aiuta a comprenderle, permette di valutarne le prospettive nascoste, serve a dare quel giusto pizzico di follia che non guasta… In realtà è quanto di più difficile possa esserci per chi, come me, ha sempre pensato che tutto debba stare incasellato nel suo posticino per avere la rassicurante illusione che non ti sfugga nulla.

E poi arrivano i figli. Anzi, il primo figlio, quello che non potrebbe essere più diverso da te, tanto da farti dubitare che sia davvero uscito dalla tua pancia. E allora impari davvero cosa voglia dire guardare il mondo a testa in giù, nel senso che tutto ti viene ribaltato. Ti immaginavi un bimbo tranquillo, magari da incoraggiare e invece ti è arrivato un uragano che devi imparare a contenere. Ti immaginavi qualcuno che si appoggiasse a te per essere sostenuto e invece ti trovi davanti un esserino totalmente indipendente che va per la sua strada.

E poi arrivano il secondo e il terzo figlio e ti fanno capire che, per sopravvivere, la prospettiva la devi cambiare per forza, ricordandoti ogni giorno, con la loro personalità e le loro esigenze, che il mondo è diverso da come te lo immaginavi. E piano piano ti accorgi che stare a testa in giù non è così male, cominci ad abituarti all’idea che ci sia qualcuno che ti scombina le carte in tavola e ne apprezzi i vantaggi.

Tanto che ti ritrovi a pensare che ai tuoi figli vorresti proprio insegnare a guardare il mondo a testa in giù. Vorresti insegnare che è un valore cercare di affermare la propria originalità, il proprio punto di vista unico e inimitabile. E che a volte bisogna avere il coraggio di lasciare la nostra comfort-zone per mettersi in una posizione “scomoda” e ribaltare le prospettive.

Ma forse ai bambini questo non serve insegnarlo perché lo sanno già. Guardare il mondo a testa in giù significa essere spontanei, non stare dentro degli schemi precostituiti, voler scoprire quello che di solito si dà per scontato. E i bambini questo sanno farlo benissimo. A noi genitori non resta altro da fare che cercare di non ostacolarli!

Lo spunto per scrivere questo post ci è stato offerto da DrunknMunky, un brand di street wear che ha incentrato la sua comunicazione sul tema “I’m different I’m upside down”. La campagna per la collezione di scarpe primavera-estate 2015 mira a sottolineare l’unicità della persona, il rovesciamento del punto di vista dal quale osservare il mondo. Perché upsidedown è passione, è seguire il cuore invece della testa. Un messaggio che i bambini sanno rappresentare alla perfezione: sono dinamici, vogliono scoprire il mondo con entusiasmo e spensieratezza, seguendo il proprio istinto.

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In foto Giovanni e Samuel con Phoenix First 114 Red e Boston Vintage 090 Grey