Ho due figli, una di diciotto e uno di sedici. Una è solare e comunicativa, disordinatissima e pigra. L’altro è di poche parole, dal sorriso abbozzato e gli occhi buoni. Preciso e solitario.

Quando torno a casa devo farmi largo tra i loro zaini, le giacche lasciate abbandonate sul divano, i piatti del pranzo lasciati sul tavolo insieme alle tazze di colazione e merenda,  bustine di the, cucchiaini dello yogurt.

Ripeto centinaia di volte la stessa cosa, e immancabilmente niente cambia.

Passano le ore col telefono in mano, ma nessuno risponde quando li chiamo.

Li aspetto per pranzo e non avvisano quando non tornano.

Questo è solo un assaggio della mia vita con i figli adolescenti. Potrei aggiungere l’argomento scuola, amici, uscite serali, ma chi ha figli teen ager sa di cosa sto parlando e chi non li ha è bene che non venga troppo traumatizzato…

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Ho avuto la possibilità di assistere alla anteprima del film Gli sdraiati di Francesca Archibugi, con Claudio Bisio, film che uscirà nelle sale cinematografiche il 23 novembre prossimo e ho passato molto del tempo a dirmi che siamo proprio così: siamo irritanti gli uni versi gli altri.

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Gli sdraiati: perchè mi è piaciuto?

Sono mamma di adolescenti e un film come questo non poteva non piacermi. Perchè?

Perchè ha messo in scena in maniera lieve, intensa, a tratti anche poetica uno dei momenti più difficili per la vita di un genitore e per la vita di un ragazzo. Gli sdraiati è più di un film sul rapporto genitori / figli, è più di un film sull’adolescenza, è un film sui rapporti in generale, sull’incertezza che spesso caratterizza noi, generazione che è stata bambina negli anni ’70, di fronte all’educazione dei nostri figli.

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Gli sdraiati è un film in cui si ride, ci si sofferma a pensare, ci si immedesima al punto da innervosirsi per il comportamento del protagonista adolescente e dei suoi amici e dal sorprendersi a guardare con tenerezza quei giovani dinoccolati alle prese con la crescita. È un film in cui si commuove si rimane incantati dalla bellezza di Milano e dagli scorci del mare dei milanesi.

Bisio è bravissimo, perfetto nella parte del padre bisognoso d’affetto che non si capacita nel vedere il figlio crescere e allontanarsi da lui e quando i figli crescono e si allontanano è tutto un’interrogarsi, è tutto un sentirsi inadeguati.

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I ragazzi sono veri. Li ho osservati durante la conferenza stampa e sono certa che abbiano sì recitato una parte, ma che non sia stato faticoso per loro. Gaddo Bacchini, il protagonista Tito, ad esempio, è silenzioso e sfuggente come il suo personaggio. Sono adolescenti, coi loro brufoli e le loro goliardate, con la spavalderia che spesso contraddistingue alcuni e la riservatezza di altri.

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Questo film mi è piaciuto perchè non si è limitato allo stereotipo, non ha preso la parte di uno (genitore o adolescente) nei confronti dell’altro. Ha cercato di andare oltre, di esprimere con leggerezza, ma senza mai scadere nella superficialità, il tormento che spesso accompagna genitori e figli durante l’adolescenza.

Sono tornata a casa pensando che sì, l’adolescenza è un momento duro, durissimo per genitori e figli. Che romperei (metaforicamente!) la testa ai miei figli un giorno sì e uno anche, ma che in fondo questi ragazzi, i miei, quelli delle mie amiche, gli amici dei miei figli, gli attori del film, i liceali che abbiamo incontrato fuori dal liceo Manzoni, quelli che sono saliti in tram con me, vocabolario di greco sotto la spalla, questi ragazzi mi fanno tanta tenerezza.

Saranno sdraiati, forse, ma non sono poi così male. Basta saper entrare nel loro mondo nella maniera giusta, ed è questa la vera difficoltà per noi genitori.

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