In età scolare i bambini cominciano a porre domande alle quali spesso i genitori si trovano in imbarazzo a rispondere. Una di queste riguarda l’omosessualità. Una mia amica mi raccontava di essersi sentita spiazzata quando il proprio figlio di otto anni gli ha chiesto se lui era gay. Presa di sorpresa e forse anche dal timore di dar voce alle proprie paure, ha chiuso il discorso facendo passare al figlio un suo messaggio di negatività e di intolleranza verso questo aspetto della sessualità.

In un contesto di attualità come quello che stiamo vivendo, si sente spesso richiamare il valore della tolleranza, valore che purtroppo rimane solo una parola che suona, un ideale invocato ma mai coerentemente vissuto, richiesto spesso agli altri ma difficilmente applicato nella sfera della nostra quotidianità o dei nostri affetti.

A questo proposito cerco di attenermi a quanto espresso, con estrema semplicità ma anche con profonda validità, dalle parole di una poesia di Dorothy Law Nolte dal titolo I bambini imparano ciò che vivono, che recita così:

Se un bambino vive nella critica impara a condannare.
Se un bambino vive nell’ostilità impara ad aggredire.
Se un bambini vive nell’ironia impara ad essere timido.
Se un bambino vive nella vergogna impara ad essere colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell’incoraggiamento impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nell’approvazione impara ad accettarsi.
Se un bambino vive nell’accettazione e nell’amicizia impara a trovare l’amore nel mondo.