La gravidanza è un periodo di preparazione fisica e psichica: non solo una nuova creatura, ma anche una nuova identità della futura mamma. Il senso di fatica e di solitudine che si provano in questi mesi, o anche dopo il parto, sono spesso legati alla mancata consapevolezza o alla mancanza di sostegno. Vediamo perché.

Dal punto di vista dello sviluppo femminile, la gravidanza è un percorso fondamentale nella costituzione della personalità. Rappresenta un momento-chiave, un periodo breve ma molto denso di trasformazioni, di cambiamenti, un momento di svolta.

Questa fase è definita da più autori anche un “momento di crisi“, così intesa perché riguarda un momento in cui le esperienze precedenti, le certezze precostituite su se stesse e sul proprio modo di entrare in relazione con l’Ambiente, vengono ri-affrontate e trasformate alla luce di una nuova esperienza.

La gravidanza è quindi una “fase intermedia” che non si conclude con la nascita del bambino, ma ha una durata ben più lunga, che richiede degli assetti i cui tempi sono del tutto soggettivi. Con diversi livelli di consapevolezza, ogni donna “sente” e capisce che è necessario un percorso di integrazione tra ciò che è stato e ciò che sarà.

Il cambiamento fisico è solo una parte della trasformazione improvvisa e rapida che ogni donna deve affrontare. Questo spiega anche il motivo per cui la gravidanza è un momento particolarmente delicato (in senso positivo o negativo) dal punto di vista emotivo, che porta ad una concentrazione maggiore verso la propria interiorità, emozioni e vissuti che diventano improvvisamente molto presenti.

In questo periodo è più facile che insorgano sintomi psicologici, forme di disagio, o semplicemente la sensazione di avere bisogno di un proprio spazio per essere ascoltate e aiutate a comprendere.

Esiste in gravidanza una forma di distacco spontaneo e naturale, un meccanismo di protezione, e che porta la donna a concentrarsi su determinati aspetti della sua vita. Solo in condizioni particolari questo non avviene, e la donna “finge” che nulla sia cambiato, continuando ad avere una vita apparentemente immutata.

Il pensiero si proietta naturalmente verso “il figlio immaginato“, verso il proprio nuovo ruolo, cercando di immaginarsi in una condizione nuova e non ancora sperimentata. La conseguenza abbastanza frequente sono momenti di ansia, di senso di responsabilità, timori sulla propria salute o su quella del bambino, etc.

Questa condizione, pur non essendo una “sindrome”, rappresenta una fase che richiede ascolto ed attenzione da parte dei professionisti della salute. Sappiamo bene, ormai, come le condizioni di stress non solo fisico possano avere delle ripercussioni sullo sviluppo del bambino e sulle buone condizioni della gravidanza o del parto.

Sostenere una donna in gravidanza e nel puerperio (suggerendo opportunità, mostrando interesse per gli aspetti non solo medici, informando sull’importanza del sostegno psicologico alla donna e alla coppia) significa occuparsi in modo più ampio di tutto il suo mondo, interno e non. Significa anche gettare le basi per un percorso più sereno di crescita personale, affrontando un tema che certamente accompagnerà ogni donna per tutta la crescita dei propri figli.

Per far questo, tuttavia, è necessaria non solo una particolare sensibilità da parte degli operatori, ma anche consapevolezza da parte della gestante, e la disponibilità a mettersi in gioco lasciandosi accompagnare in un percorso non facile, ma certamente ricco e sorprendente.

Negli anni è nettamente migliorata l’assistenza alla gravidanza e al parto, rendendoli meno rischiosi, ma certamente ha puntato sul controllo e sugli aspetti più fisiologici della nascita, dando così meno importanza agli aspetti psicologici.
Le donne hanno perso così la capacità di riconoscere l’importanza dei loro bisogni, e la capacità di dare loro la giusta voce, creando l’effetto onda-lunga di questi nodi problematici che riguardano l’integrazione tra due ruoli molto importanti dell’essere donna.

Sono nati così diversi percorsi, pensati e progettati perché le donne possano confrontarsi e trovare uno spazio di ascolto interiore e di condivisione. Il supporto emotivo e cognitivo permette di vivere la gravidanza come un’esperienza piena e serena, nonostante la sua oggettiva complessità.

Madre o donna: due ruoli difficili da mettere insieme, all’improvviso, ma entrambi imprescindibili. E proprio su questo “conflitto” è necessario, anche dopo il parto, lavorare serenamente, nella certezza di costruire una nuova identità che li preveda entrambi, pacificamente coesistenti.

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: donna.libero.it