Andare al cinema con i figli adolescenti non è facile. Prima vengono gli amici, il cinema con i genitori non è la prima cosa a cui pensano quando decidono di andare a vedere un film. Io e mio marito non ci arrendiamo e una volta ogni tanto riusciamo a organizzare una serata al cinema tutti insieme.

In fondo andare al cinema coi figli è sempre piacevole. Se con i bimbi il bello è vederli divertire ed entusiasmare davanti alle avventure dei loro personaggi preferiti, coi figli adolescenti un film può essere l’occasione per chiacchierare un po’. Che siano discorsi seri, o frivolezze, le chiacchierate con i figli come i miei, che hanno 18 e 16 anni sono sempre preziose perchè abbastanza rare.

I teen ager sono così, ci sono giornate in cui partono a raccontarti qualsiasi cosa, e altre in cui si chiudono in camera e non li vedi fino a sera. Organizzare una volta ogni tanto una serata fuori che preveda una hamburger (possibilmente gourmet) e un film insieme diventa uno di  quegli appuntamenti che fanno bene a tutti.

Mi è stato proposto di andare a vedere in anteprima il nuovo film Come un gatto in tangenziale di Riccardo Milano con Antonio Albanese, Paola Cortellesi e Claudio Amendola e l’ho proposto anche a loro. Il film uscirà nelle sale il 28 dicembre, in quei giorni post natalizi che sono l’ideale per organizzare una serata al cinema.

ome un gatto in tangenziale

Come un gatto in tangenziale: di cosa parla il film

Albanese e la Cortellesi sono rispettivamente Giovanni e Monica, due persone che per appartenenza sociale, carattere e ideali sono una l’opposto dell’altra. Giovanni è l’intellettuale impegnato che lotta per l’integrazione sociale, un pensatore pieno di buone idee, ma completamente avulso da altra realtà che non sia la sua, fatta di casa con colf russa e  vacanze a Capalbio. Monica, di tutt’altra estrazione sociale, è la coatta di periferia, con capelli dal colore improponibile, il corpo pieno di tatuaggi, un marito che entra ed esce di prigione e una vita da precaria.

Due mondi che non si incontrerebbero mai, se non fosse per la storia d’amore nata tra i due figli. I due, diametralmente opposti su tutto, si troveranno concordi almeno su una cosa: la storia tra i figli deve finire. Da questa missione in avanti sia Giovanni che Monica cominceranno a conoscere l’uno il mondo dell’altra….

E da qui in avanti non vi racconto più nulla, ma vi dico cosa mi è piaciuto di questo film.

E’ un film leggero senza essere superficiale: non so voi, ma sento il bisogno di leggerezza. Di storie che mi facciano sorridere senza volgarità. E se poi la storia, come quella di Giovanni e Monica, offre anche qualche spunto su cui pensare e far pensare i ragazzi, è ancora meglio. E in questa storia di spunti ce ne sono. Una di queste è la riflessione sulla situazione delle periferie sempre più abbandonate a loro stesse e sull’ipocrisia di chi è capace di fare lotte e progetti, ma non di sporcarsi le mani prima persona. Questo è anche un film che, come afferma il regista, padre di 3 figlie femmine, racconta come spesso capiti che siano proprio i figli a costringerci ad uscire dalla nostra comfort zone, che ci siamo creati nel corso degli anni e nella quale vorremmo poter tenere per sempre anche loro, i nostri ragazzi.

Gli attori: Albanese e la Cortellesi sono perfetti nella parte. I vecchi cabarettisti di Zelig sono ormai capaci di dipingere i personaggi con sfumature interessanti. Albanese padre e intellettuale borghese è incredibile, così come la Cortellesi in versione coatta!

La colonna sonora: un bel mix di stili e di canzoni, che rispecchia bene tutto il film. Mia figlia, che è uno spotify vivente, ha passato la serata a canticchiare molti brani

E i miei figli? Devo essere sincera, non amano il cinema italiano. Loro, generazione delle serie televisive e di YouTube sono un po’ snob riguardo a tutto ciò che è italiano, dal cinema alla musica. Però li ho visti ridere e divertirsi. E il gioco più bello è stato quello di ritrovare nei protagonisti adolescenti del film alcune tipologie di compagni e amici.

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