Una comunicazione positiva con i propri figli è importante, in ogni età e fase evolutiva. Tuttavia, sebbene sia uno strumento alla portata di tutti, sembra essere quello più difficile da usare efficacemente. Perché?
Perché stabilire una comunicazione positiva ed efficace coi propri figli è così importante?
Assicurarsi una comunicazione positiva ed efficace coi propri figli è fondamentale, per diversi motivi:
- per impostare una relazione basata sulla fiducia reciproca
- per dare vita a uno spazio-tempo di rielaborazione
- per individuare soluzioni condivise ai problemi
- per combattere il senso di solitudine e smarrimento tipico soprattutto di alcune fasce d’età
- per individuare campanelli d’allarme e possibili indici di rischi
Il tipo di comunicazione che abbiamo con un figlio caratterizza profondamente la relazione che abbiamo con lui: una comunicazione “accogliente” riflette una relazione empatica e sincera; una comunicazione giudicante invece, per esempio, rischia di creare un rapporto emotivamente pesante.
Inoltre, lo stile comunicativo tenuto in famiglia (anche tra mamma e papà) sarà quello che il bambino farà suo e applicherà col resto del mondo: bambini che vengono ascoltati con attenzione tenderanno ad accogliere l’Altro con disponibilità; bambini che vengono rimproverati con astio tenderanno ad usare lo stesso atteggiamento coi coetanei. Per questo motivo, comunicare positivamente col proprio figlio ha un valore, oltre che personale ed emotivo, anche sociale!
Tuttavia comunicare è sempre più difficile e diventa spesso un’attività frustrante sia per i genitori che sopravvivono con affanno ad una vita stressante che lascia poco tempo di qualità da vivere insieme, sia per i figli: sempre più taciturni, accovacciati su videogames che li disabituano giorno dopo giorno ad esprimere, rielaborare.
Consigli per stabilire una comunicazione positiva con i figli
Ecco dunque qualche riflessione utile per stabilire una comunicazione positiva, empatica ed efficace:
1. Quando?
FIN DA SUBITO! Fin dal primo giorno di vita è necessario dedicare del tempo a raccontare e condividere coi propri figli.
Iniziare fin da subito offre al genitore un tempo per allenarsi (spesso i primi taciturni sono i genitori stessi) approdando così ad età “delicate” con un terreno comunicativo significativo già solido.
2. Chi?
L’ABITUDINE A COMUNICARE E CONDIVIDERE DEVE PARTIRE DAI GENITORI. Se il bambino non vuole raccontare cosa ha fatto a scuola va rispettato senza alcuna insistenza. Sarà il genitore a descrivere la sua giornata, ringraziando per essere stato ascoltato.
3. Come?
MAI GIUDICARE! Il momento in cui un genitore si racconta al figlio e lo ascolta deve avere come unico obiettivo quello di creare un terreno accogliente e caldo dove rifugiarsi nei momenti di bisogno. Non dev’essere un interrogatorio! Se il bambino racconta qualcosa che riteniamo necessiti di un “intervento” possiamo aiutarlo con domande stimolo a fare un’analisi di ciò che è accaduto, delle conseguenze ecc. In questo modo non si sentirà giudicato e si allenerà a vivere situazioni e relazioni con spirito critico.
Bibliografia: Cristiana Aprile, 101 domande da porre a tuo figlio, Bonomi Editore, 2020.