La gravidanza e i primi mesi di vita del bambino sono un periodo molto impegnativo per la donna da un punto di vista psicofisico. Non è raro sperimentare uno stato d’ansia che, se non correttamente valutato e gestito, può arrivare a compromettere ed invalidare questa esperienza unica.

Con l’espressione “periodo perinatale” si intende quel lasso di tempo che precede e segue la nascita di un bambino. Questa fase è densa di cambiamenti sia per la donna sia per l’uomo che si apprestano ad accogliere una nuova vita e stravolgere le proprie priorità. La donna, soprattutto, è soggetta a modificazioni di vario tipo: ormonali, fisiche, emotive. Di fronte a cotanti cambiamenti è fisiologico sperimentare uno stato d’ansia.

Quando si attiva l’ansia?

Ma cos’è l’ansia? È un’emozione che si attiva quando qualcosa di importante è minacciato e si teme di non saper reagire adeguatamente a tale minaccia.
Pensando ad una futura o neo mamma è facile intuire quanto questa emozione possa farla da padrona: il bambino è quanto di più prezioso lei custodisca e non avendo ancora esperienza di sé come genitore non sa se sarà in grado di fronteggiare i vari pericoli e problemi che potrebbero presentarsi.

Ecco perché un gran numero di donne sperimenta ansia durante la gravidanza. Non perché esse non sappiano godere di quei mesi meravigliosi o non siano al settimo cielo (come spesso purtroppo sentono rimproverarsi). Lo sono, ma sono anche profondamente preoccupate.

Le ansie più comuni in gravidanza

Le preoccupazioni più comuni in gravidanza sono legate a:

  • lo stato di salute del bambino e il rischio che sviluppi anomalie
  • la paura del travaglio e del parto
  • dubbi sulla propria capacità di prendersi cura del piccolo
  • la condizione lavorativa ed economica
  • la relazione col partner

Nella maggior parte delle esperienze questo stato ansiogeno viene riconosciuto dalla donna stessa come normale e gestibile e si attenua naturalmente nel corso del tempo.

Ci sono casi tuttavia in cui ciò non accade e l’emozione diventa talmente intensa da invalidare il vissuto della futura e/o neo mamma interferendo con il funzionamento quotidiano ed emotivo.

Perché l’ansia, da fisiologica, diventa patologica?

Uno dei motivi principali è legato a come si valuta ed interpreta il fatto stesso di provare ansia: anziché valutare quello stato emotivo come un’esperienza comune e innocua può capitare di giudicarlo pericoloso e/o incontrollabile: “l’ansia che provo danneggerà il mio bambino”, “se continuo a provare ansia avrò un crollo”. Così facendo, si alimenta e rinforza lo stato ansioso avviando un circolo vizioso difficile da interrompere. È difficile da interrompere. Ecco perché:

Spesso, erroneamente, si pensa che preoccuparsi molto sia giusto e d’aiuto: “se mi preoccupo sarò preparato ad affrontare gli eventi negativi”, “se mi preoccupo riesco a prevedere e quindi evitare i problemi”. Queste credenze sono ingannevoli e non fanno altro che mantenere alto e costante lo stato d’allerta poiché portano la futura mamma a rimuginare per ore, a pensare tra sé e sé come prevedere e risolvere le varie minacce immaginate senza trovare soluzioni reali.

Come affrontare l’ansia in gravidanza

  • I pensieri sono immagini mentali (non sono eventi reali, tangibili) e vanno trattati come tali. Se durante un’ecografia il medico rileva un dato anomalo sarà comprensibile preoccuparsi. Diverso è passare il tempo in preda all’ansia al solo pensiero che il proprio bambino possa non essere sano se le ecografie sono nella norma! Nel primo esempio lo stato d’ansia è una reazione a un dato concreto, nel secondo lo stato d’ansia è una reazione ad un pensiero, ad un’immagine mentale. È importante distinguere tra le due situazioni e attivarsi solo quando davvero necessario.
  • Si può accogliere e accettare un pensiero ansiogeno decidendo tuttavia di non occuparsene né reagirvi, semplicemente lasciandolo “stare”.
  • Quando sopraggiunge l’ansia è utile riportare l’attenzione al momento presente, concentrandosi nel “qui e ora”, deviando l’attenzione su stimoli neutri o positivi possibilmente esterni da sé.
  • Allenarsi ad accettare un certo grado di incertezza. Non tutto è sotto il proprio controllo: una certa percentuale è e resterà imprevedibile malgrado ogni possibile sforzo ad anticipare e pianificare.

4 suggerimenti pratici per gestire l’ansia in gravidanza

  1. Cercare il supporto emotivo di chi è vicino, confidando senza vergogna ciò che si prova.
  2. Confrontarsi con altre donne potrebbe aiutare a normalizzare l’esperienza emotiva (seppur sempre soggettiva).
  3. Praticare tecniche di rilassamento e respirazione (guidate da professionisti, possibilmente con esperienza specifica nel puerperio).
  4. Affrontare dubbi e paure direttamente con chi può fornire risposte affidabili ed autorevoli: un’ostetrica, il proprio ginecologo, uno psicoterapeuta se necessario.