L’allattamento al seno presuppone che la donna curi con particolare attenzione l’alimentazione, per garantire non solo la propria salute e il benessere dell’organismo, ma anche quelli del suo bambino.
Ma se l’allattamento al seno diventa un fenomeno di nicchia il problema dell’alimentazione di mamme e bambini diventa centrale per tutta la società.
Alimentazioni carenti e scorrette producono malattie, con evidenti ricadute negative sia per i soggetti coinvolti che per il sistema sanitario nazionale. Come confermano i dati della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) in meno di 15 anni gli acquisti di ortofrutta sono diminuiti di quasi il 30%. Signidica che si mangia sempre meno frutta e verdura. Un problema ma per il Paese intero perché i costi sanitari di obesità e sedentarietà toccano, in Italia, 23 miliardi di euro all’anno
Mangiare sano durante l’allattamento al seno
In Italia oggi solo il 10% dei neonati è allattato esclusivamente al seno per 6 mesi, così come suggeriscono le indicazioni dall’Oms.
Ma il dato che preoccupa di più è la cattiva alimentazione delle donne che allattano. Diete ricche di grassi e povere di vitamine e sali minerali. Quando invece sappiamo bene che la salute del nostro organismo ha bisogno di varietà e qualità nella scelta dei cibi.
- La donna che allatta al seno può mangiare di tutto.
- Scegliere una alimentazione varia e bilanciata perché è proprio la varietà che garantisce un apporto sempre adeguato di tutti i nutrienti.
- Privilegiare gli alimenti sani e genuini.
- Mangiare tanta frutta e verdura.
- Se è vero che alcuni alimenti modificano il sapore del latte non significa che il bimbo non li gradisca. Quindi scegliere i cibi anche in base alle reazioni del bambino.
La parola all’esperto
Laura Reali pediatra di famiglia dell’Associazione Culturale Pediatri (Acp):
Nella gravidanza e nei primi mille giorni di vita si decide tutto: senza dieta equilibrata il neonato sarà da adulto obeso, allergico, grasso.
Il latte materno è la migliore scelta, ma la mamma va sostenuta. Oggi invece c’è qualcosa che non va: per i neonati si continua a proporre uno svezzamento anticipato e con cibi pronti e omogeneizzati, che influiscono sulla creazione di un gusto ‘artificiale’ e che abituano a una consistenza ‘innaturale’ del cibo, mentre bisognerebbe godere dalla disponibilità locale di alimenti, prediligendo quelli freschi”. Peraltro “scegliere di introdurre cibi industriali ha un costo notevole per le famiglie. Acquistando 2 omogeneizzati di carne e 2 di frutta si spendono circa 1.200 euro all’anno, senza contare l’inquinamento.
Fonte: Ansa