La bambina è bionda e rosa come si conviene ai figli delle famiglie nordeuropee, ha l’indipendenza e la presenza a se stessa che ci si aspetta da loro: decide da sola quando terminare il bagno in mare senza attendere che siano i genitori a richiamarla a riva, e da sola indossa il copricostume di spugna trafficando un po’ con l’apertura per le braccia che confonde con quella per la testa, infilando a forza la testina bionda dentro l’apertura riservata al braccio. La madre, stesa al sole, guida i suoi movimenti con frasi breve pronunciate a bassa voce ma si guarda bene dall’aiutarla: dopotutto avrà almeno tre anni.
Simona la osserva ammirata. “Quella famiglia è nel mio stesso albergo, la bambina non piange mai” – racconta – “Anche al buffet si comporta come una piccola adulta: afferra il suo piatto, armeggia con pinze e coltelli, prende la pietanza e torna al suo posto – i gesti precisi, i passi cauti, lo sguardo fisso sul piatto per non far cadere niente. Uno spettacolo!”
“I bambini stranieri sono così” rincara la dose Giulio “Educati, indipendenti. Deve essere qualcosa che mettono nell’acqua, altrimenti non si spiega. Quando vado all’estero, i bambini italiani li riconosco subito: sono quelli che frignano, piangono, fanno i capricci. Quelli che chiedono aiuto alla mamma anche in età in cui ci si aspetterebbe di trovarsi di fronte personcine autonome e indipendenti”.
Capisco cosa intende Giulio. Mi è successo spesso di assistere a manifestazioni del genere durante i miei soggiorni all’estero. So di generalizzare – tutti i miei amici mi hanno smentita con un’aneddotica piena di bambini stranieri in crisi di nervi – ma ho sempre l’impressione che i bambini cresciuti fuori dai nostri confini acquisiscano maturità e indipendenza prima dei loro coetanei italiani. Sono più responsabili, più autonomi, più educati, alla fine. Non urlano tra di loro, non interrompono i discorsi degli adulti, non corrono tra i tavoli del ristorante, sembrano sapere esattamente come comportarsi nel contesto in cui si trovano. E, soprattutto, se la cavano da soli. Come questa bambina bionda e azzurra che ho davanti, concentrata e in silenzio nel tentativo di correggere l’errore.
“Avete ragione” convengo “I bambini stranieri sono più educati”.
Di fatto, la piccola olandesina non urla la propria frustrazione e dopo l’ennesimo tentativo di indossare il prendisole correttamente decide di toglierselo per buttarsi nuovamente tra le onde. A poca distanza da lei, un bambino tenta di imitarla.
“Non farlo!” lo blocca il padre “Fa ancora troppo caldo, hai appena fato colazione e poi ti sporchi tutto”. E così dicendo prende il bambino in braccio per depositarlo sano e salvo sulla sdraio, lontano dalla sabbia mannara.
“O forse no” riflette Giulio ad alta voce osservando la scena. “Non sono i bambini a essere più educati e indipendenti. Sono i genitori a essere meno rompipalle“