Ecco un’altra delle bestie nere di noi genitori del mondo globalizzato, fonte di apprensioni, inadeguatezza, critiche…  a cosa mi riferisco? Alla doppia lingua, in particolar modo l’inglese of course!!

Alzi la mano chi, in tutta onestà, non ha mai fatto un pensiero come: “se imparasse un’altra lingua ora che è in fasce, chissà quanto tempo, fatica e soldi risparmiati!”

Ormai sfatato il luogo comune che vuole i bambini bilingue indietro nell’apprendimento, non ci resta che arrenderci alle nuove frontiere della scienza che cambiando completamente rotta ci annunciano che è il bambino non bilingue ad avere una marcia in meno, addirittura pare a livello di sviluppo del cervello

In più il tempo è tiranno, ne avete già perso troppo: vi annuncio che già i neonati capiscono la differenza tra due lingue diverse e… shhh… pare che anche in utero sappiano cogliere la differenza tra due lingue!!!

Circondati nel villaggio globale da piccoli geni cinesi (la lingua del futuro) che a 3 anni già masticano matematica e parlano per lo meno due lingue, dal compagnetto di asilo con genitori indiani che di lingue addirittura ne parla tre (italiano, hindi, inglese), noi, divorati dai sensi di colpa, guardiamo con amore il nostro cucciolo che ancora è lontano dalla parola ma pare avere un destino già segnato.

Stupefatti? Sgomenti? E adesso che facciamo?

Personalmente avevo sempre ritenuto una forzatura quella dei genitori che parlano con i figli una lingua non propria, al limite del ridicolo, ma poi, due figli dopo, ho anche pensato che di cose ridicole ne faccio già tante dall’avvento delle piccole pesti… dunque, perché non provare a buttarsi su qualche sporadica e arrangiata english lesson?

La svolta c’è stata quando il bimbo più grande iniziava a parlottare con un minimo di criterio e mi sono resa conto che, quando eravamo in visita dai nonni paterni, che in casa parlano dialetto romagnolo, lui con la più assoluta naturalezza incamerava parole per poi venirsene fuori dal nulla con un “tzinin burdel!” Il romagnolo si e l’inglese no???

L’inglese è stata una scelta forzata, essendo l’unica altra lingua su cui mi senta un minimo sicura. Ho iniziato timidamente, una ninnananna qui, una canzoncina là, un gioco tipo “cosciotte cicciotte, manine grassotte” ma tradotto in inglese.

Niente di esagerato, giusto uno spunto, per trasmettergli l’idea  che di lingue ce ne sono tante e tutto può essere visto sotto diversi punti di vista.

Lo so, lo so, non sarà un vero bambino bilingue 100%, però è comunque un inizio, un ricordo (spero!) piacevole e comunque una gran soddisfazione quando ora, che ha tre anni suonati, mentre lo porto all’asilo in bicicletta fa girare i passanti cantando a squarciagola:

Ring a-ring o’ roses,

A pocketful of posies

ah-tishoo, ah-tishoo

We all fall down!

Foto: www.vitadamamma.com