Alcuni bambini vanno a scuola volentieri; altri dichiarano che non vorrebbero andarci. Tra questi ultimi, una metà lo afferma per una sorta di pigrizia (preferirebbe dormire e giocare) ma l’altra metà, ad una indagine più accurata, riferisce ansia e malessere legata alle prestazioni richieste: interrogazioni, verifiche, compiti per casa ma anche relazioni. Per questi bambini ogni giornata scolastica è davvero un impegno gravoso in termini emotivi.

Quello scolastico è il primo vero grande impegno che affrontiamo nella nostra vita, in una età in cui non è scontato si abbiano risorse a sufficienza per far fronte a tutte le sfide che si andranno a presentare; è quindi estremamente importante che tale vissuto sia sereno, anche per fronteggiare con la dovuta fiducia gli impegni futuri (per esempio i primi lavori). Per molti anni infatti giovani adulti continuano a misurarsi coi successi/insuccessi che collezionavano da bambini a scuola.

Quali sono le cause dell’ansia scolastica?

Le situazioni e le cause che portano un bambino a sviluppare ansia scolastica sono numerose, proverò a sintetizzare le più comuni:

  • Avvertire alte aspettative degli adulti intorno a lui (insegnanti ma soprattutto genitori)
  • Provare un costante sentimento di inadeguatezza: ovvero ritenere le proprie risorse insufficienti a produrre quanto richiesto, atteso
  • Percepire un clima ostile da parte dei compagni e/o degli insegnanti

Come si manifesta l’ansia scolastica?

  • Rifiuto nei confronti dell’impegno richiesto, sia a scuola sia a casa (spesso i compiti pomeridiani diventano un momento che i genitori definiscono “drammatico”)
  • Iperattività, atteggiamenti provocatori
  • Crisi di pianto frequenti
  • Graduale perdita di stima di sé, basso tono dell’umore
  • Malesseri fisici: mal di pancia, emicrania…
  • Disturbi del sonno
  • Ecc. 

Come sostenere i bambini nel proprio vissuto scolastico?

Che fare dunque per sostenere i bambini – soprattutto quelli che lo vivono con ansia e stress, ma non solo – nel proprio vissuto scolastico?

  • Festeggiare i successi; evitare di porre enfasi sui fallimenti
  • Valutare e premiare l’impegno, anziché il mero risultato
  • Non fare paragoni con altri
  • Incentivare le relazioni tra pari, perché la scuola non è solo didattica ma anche crescita personale e sociale
  • Evitare all’uscita da scuola di chiedere solo “come è andata?”, “ti hanno interrogato?”, “quanto hai preso?”; ma valorizzare e focalizzare l’attenzione su altri aspetti dell’esperienza scolastica: l’interesse, la curiosità, l’autonomia, il senso di responsabilità, la socializzazione…
  • Evitare che quello scolastico sia l’unico impegno del bambino, ma permettergli di misurarsi anche con altro: sport, hobbies…
  • Proporre al bambino corsi di yoga, training autogeno o mindfulness (tenuti da personale altamente qualificato!) che lo allenino a trovare uno stato di calma interiore che egli possa rievocare autonomamente in situazioni stressanti

Qualche riflessione per i genitori

  • Ascoltare le proprie emozioni di fronte ai successi/insuccessi dei propri figli, prenderne consapevolezza e chiedersi se il modo con cui vengono espresse possa generare malessere nei bimbi. Per esempio: ripetere spesso “voglio per te un futuro migliore di quello che ho avuto io” non ha mai motivato nessun ragazzo, al contrario è un’aspettativa molto pesante emotivamente che può solo creare blocchi. 
  • Creare un clima scuola-famiglia sereno caratterizzato da relazioni educate ed assertive

Ovviamente l’ansia di un bambino può avere cause indipendenti dai genitori, ma resta il fatto che essi siano i principali riferimenti e guide nel suo percorso di vita!

Seneca (Epist. 106, 11) diceva “non scholae sed vitae discimus” ovvero: non impariamo per la scuola ma per la vita! Ecco perché è importante lo sforzo di tutti noi genitori, insegnanti, educatori per far sì che questa esperienza sia caratterizzata da richieste motivanti e sostenibili che possano accrescere non solo il bagaglio culturale ma anche quello personale, promuovendo il benessere e rafforzando l’autostima.