Quando i bambini usano le parolacce sono in grado di toccare le nostre corde più profonde: anche se proviamo a non farci caso, inizialmente, finiscono col farci porre molti interrogativi su come fare per risolvere il comportamento, e su dove abbiamo sbagliato nei nostri sistemi educativi.

Dove le avrà imparate?
La questione, ritengo, non è importante: le parolacce si imparano ovunque: a scuola, tra amichetti, in tv. Trovo del tutto superfluo accanirsi per scoprire chi gliele abbia insegnate, anche se in alcuni casi la domanda nasce spontaneamente più sull’effetto sorpresa e sull’impreparazione al fatto.

In alcuni casi può averle sentite persino da genitori o parenti, che possono utilizzarle come intercalare (cui non diamo importanza, ma che resta impresso nella memoria dei piccoli) o che si sono esposti in un momento di grande rabbia cui i bambini erano presenti.

Che faccio?
Ritengo che il cuore del problema non sia il linguaggio verbale: l’aspetto brutto della parolaccia, a meno che non sia usata in modo “sperimentale” o provocatorio, è il suo intento aggressivo.
Ad ogni modo, va tenuto conto dell’età del bambino, e la sua capacità di riconoscere il significato di una parolaccia e il contesto in cui utilizzarla.

Bambini molto piccoli (2-3-4 anni) non colgono il senso letterale della parola, quanto piuttosto la sua efficacia e la sua pragmatica. Sono bravissimi, infatti, a collocarla al posto giusto ed al momento giusto. Bambini più grandi, al contrario, hanno imparato i significati di alcune parole, e le utilizzano per diversi scopi: o per attirare l’attenzione, o per scaricare la loro aggressività.

Nel prossimo articolo affronteremo meglio quest’ultimo aspetto della questione. Nel frattempo non dimenticate che la chiara regola che le parolacce non sono consentite, posta con atteggiamento sereno e fermo, funziona sempre.

Ponete al bambino delle alternative, consigliategli quali altre parole è possibile usare in sostituzione di quelle “brutte”, spiegategli in quali contesti è peggio usare determinati comportamenti.

Se avete questo problema, e volete saperne di più, seguitemi nei prossimi articoli.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: mamma.pourfemme.it