È cronaca recentissima: la foto di una bella mamma allattante al seno in un luogo pubblico ha riaperto l’eterno dibattito sull’allattamento en plein air. Tralasciando la querelle, tuttora in corso, quello che è necessario sapere quando si parla di allattamento è che due sono i filoni principali:

1) Miodddio, ho visto una tetta! Che imbarazzo, che vergogna, ma come si fa a rendere pubblico un momento così intimo?
2) Mioddio, ho visto un biberon! Che imbarazzo, che vergogna, ma come si fa a ignorare che siamo mammiferi perfettamente in grado di allattare?

Quello che nessuno dice – nessuno, ma proprio nessuno – è che ce ne sarebbe un terzo:

3) Mioddio, basta allattare! Non ne posso proprio più. Ma come faccio a smettere?

Ecco, bisognerebbe discutere meno sulle modalità dell’allattamento e più sulle strategie per smettere di farlo. Perché io – che vanto un’esperienza di tre figli totalizzando 52 mesi di allattamento matto e disperato – qualche difficoltà in questo senso l’ho avuta.
Non con le ragazze, no: era bastato dire loro «Vi ho mai parlato del Montefalco Rosso?» per porre fine a questa fase. Ma con il maschio… Santo cielo!

Davide proprio non voleva saperne di smettere. Si attaccava al seno in maniera compulsiva scoperchiandolo a tradimento nelle situazioni meno indicate: mentre rinegoziavo il mutuo, parlavo con i professori, facevo la messa in piega. Per non parlare delle volte in cui mangiava alternando tetta e porchetta.

Non sono una talebana dell’allattamento: offrire il seno ad un neonato mi intenerisce, ma farlo per placare un trentamesenne mi faceva impressione anche quando il pupone era il mio. Per smettere avevo provato di tutto: colorato i capezzoli col pennarello indelebile (me era un deterrente solo diurno), mi ero fasciata il busto, ero corsa via veloce (inseguita da lui), lo avevo lasciato piangere per ore, avevo supplicato il dostinex.
Alla fine ero ricorsa alle maniere dure spalmando il capezzolo di peperoncino piccante e compromettendo così la sua futura vita sessuale, ma pazienza: quello che contava era che l’espediente aveva funzionato (e per compensare tutti i benefici derivanti dall’allattamento prolungato gli avevo pure rifilato subito una spinacina).

Per questo, guardando la foto tenerissime di mamme col loro neonatino nuovo di zecca, anziché schierarmi pro o contro l’opportunità di allattare in pubblico vengo  sopraffatto da un’unica, grande preoccupazione: e adesso come faranno a smettere?