Talvolta gli adulti inducono nei bambini un’ansia da prestazione deleteria ad una crescita serena e alla capacità di godersi la vita.

Ho fatto una consulenza, l’altro giorno, su un bambina di 5 anni che ha cominciato a farsela addosso a scuola. Il comportamento sembrava inspiegabile e immotivato, se non per il fatto che la bimba mostrava all’improvviso segni di inquietudine quando era a scuola.

Per quanto avessero analizzato la situazione, genitori ed insegnanti non riuscivano a capire cosa ci fosse di diverso nella vita della bimba per indurre questo comportamento, ma nello stesso tempo non era possibile ignorare l’impatto psicologico di questo fatto.

Il comportamento, infatti, è un messaggio, l’indizio da cui dobbiamo partire per cercare di comprendere il significato delle cose.

In molte scuole di oggi, soprattutto se sono prestigiose, i bambini vengono preparati in modo rigoroso per ottenere una formazione eccellente sin dalla più tenera età.

Avere studenti eccellenti è per molte scuole una questione di prestigio.
Quando questo incontra l’idea dei genitori, che vogliono solo “il meglio” per il futuro successo dei loro ragazzi, la situazione può diventare ansiogena.

Genitori ed insegnanti dovrebbero sapere che l’insegnamento più importante passa attraverso il messaggio che l’apprendimento è una cosa piacevole: ogni ragazzo passa moltissimi anni, all’inizio della sua vita, frequentando la scuola, ed è essenziale che la grossa fetta del suo tempo spesa all’interno di questa istituzione possa avere un valore positivo.

La piacevolezza nell’apprendere spinge ad imparare, ad essere curiosi, e non ultimo stimola anche la voglia di insegnare ad altri quello che si è imparato.

Nella prima infanzia, ogni bambino è ansioso di vedere i proprio genitori orgogliosi di lui. Ricordo da bambina la sensazione di sentire parlare gli insegnanti ed i miei genitori su di me e sul mio rendimento, quando mi spiegavano la grande importanza degli esami che dovevo sostenere, e il pensiero -talvolta- di non essere all’altezza della situazione.

Ero molto piccola, e la paura era infondata, ma il senso era legato al desiderio di rendere contenti i miei familiari e di corrispondere alle loro aspettative. Questa sensazione appartiene a tutti i bambini, a prescindere dalle loro attitudini e dal loro rendimento, anche quando sembrano non dimostrarla.

Il desiderio di piacere ai nostri genitori è sempre molto forte nell’infanzia.

Credo che la scuola elementare non sia un tempo per preparare i bambini a delle prove che dovrebbero indicare la loro probabilità di successo nella vita.

Se è questo l’atteggiamento che stiamo utilizzando, allora ci prepariamo a creare una generazione di individui ansiosi che definiscono se stessi in base alle prestazioni, ai voti, al loro spirito di competizione, non in base alle loro capacità e attitudini, al loro valore come persone, o a quanto piace loro imparare.

Per varie ragioni, sembra che oggi gli insegnanti siano spesso centrati sul contenuto da trasmettere, sul programma da completare, sui risultati che devono essere raggiunti, che sono utilizzati come parametro per valutare loro stessi come professionisti.

Alcuni genitori, sin dalla scuola materna, non si vergognano di esprimere l’idea che i bambini debbano essere messi alla prova riguardo al fatto che la vita è dura, e non comprendono poi alcuni sintomi legati all’ansia o allo stress.

Nella mia famiglia la cultura è un valore fondante, e non penso trasmetteremo mai l’idea che imparare non è importante, ma comunichiamo spesso a nostra figlia di amarla a prescindere da quello che fa.

Pur spronandola a mettersi sempre alla prova (se non altro per curiosità verso qualcosa di nuovo), speriamo che lei possa sentire che per me e suo padre il fatto che lei esista è già abbastanza, e non ci aspettiamo che lei corrisponda alle nostre aspettative.

Non è che noi non desideriamo per lei il successo, o desideriamo che lei sia pigra, ma speriamo di mantenere in lei l’eccitazione per la scoperta e la curiosità di apprendere cose nuove.

La paura di quale sarà il risultato in un esame è un peso importante anche per un adulto, e sicuramente è una tensione troppo forte per un bambino di pochi anni.
Speriamo di instillare in lei sufficiente fiducia in se stessa da pensare di potercela fare senza l’ansia di doverci riuscire a tutti i costi.

Ci auguriamo, come genitori, di poter vedere nel suo futuro tanta ironia, divertimento per ciò che impara, e di conseguenza punteggi alti nelle sue verifiche scolastiche, perché solo questi sono i mezzi per interiorizzare i contenuti dell’apprendimento.

Forse questi elementi sono quelli che sono andati perduti nelle scuole e in molti genitori che interpretano lo studio come un dovere, un forgiare il carattere in modo freddo e impegnativo.

Credo che alla nuova generazione di studenti consegneremo il Domani, e trasmettere il valore di apprendere divertendosi può rendere migliore la futura classe politica, la ricerca, e tutto ciò che può renderci diversi da oggi.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: ioacquaesapone.it