Le famiglie omogenitoriali sono quelle famiglie dove i genitori sono dello stesso sesso, dove ci sono quindi due mamme o due o papà: che piaccia o meno, questo è un fenomeno sempre più diffuso nella nostra società, di cui bisogna prendere atto. Arriva proprio da una famiglia omogenitoriale, quella di Francesca Pardi e Maria Silvia Fiengo, quattro figli concepiti in Olanda con l’aiuto di donatori, l’idea di una casa editrice che pubblica libri destinati ai bambini per spiegare che esistono anche famiglie diverse. Il nome della casa editrice è già un programma: Lo stampatello, ad indicare che le cose vegono dette a chiare lettere, così come sono, senza giri di parole.

L’idea è nata da una necessità contingente di Francesca Pardi e Maria Silvia Fiengo, che volevano dare alla figlia maggiore, Margherita, che oggi ha nove anni, le parole giuste per spiegare ai compagni di scuola come mai lei aveva due mamme. Così è nato “Piccola storia di una famiglia” – scritto da Francesca Pardi – libro che, accettato e poi rifiutato da un’importante casa editrice, è stato infine il primo ad essere pubblicato lo scorso marzo da Lo Stampatello. Trovate qui tutta la storia.

A questo libro ne sono seguiti altri, in particolare “Piccolo uovo“, nel quale Marco Tullio Altan racconta la storia di un uovo di pinguino che trova i genitori perfetti in due maschi.

Ora questi libri, in genere bene accolti nelle scuole e nelle famiglie, sono arrivati nelle biblioteche milanesi, generando turbamento in alcuni esponenti della Lega e di Forza Nuova, che ne hanno chiesto il ritiro.

Non ritengo valga la pena di riportare l’opinione di questi esponenti, che trovate comunque al link qui sopra. Mi sembra invece più interessante, per riflettere, citare quello che dice Francesca Pardi, parlando dei suoi libri e della sua casa editrice:

“Vogliamo mostrare com’è il mondo, rompere il silenzio sull’omogenitorialità e veicolare il messaggio che non esiste un unico modello, e che la ricchezza e la bellezza della vita stanno nella varietà (…) I bambini sono molto ricettivi, e si adeguano agli input che arrivano dagli adulti. Se crescono con l’idea che il mondo sia un posto ricco e vario, mostreranno apertura e curiosità. Se il modello che viene loro proposto è rigido e chiuso, rischieranno di diventare bulli”.

Non ci avevo mai pensato, ma probabilmente è così. E, allora, chiediamoci: vogliamo crescere dei figli aperti alla varietà del mondo, o dei possibili bulli?

Livia

Fonti: www.repubblica.it

www.corriere.it

www.booksblog.it