foto di Ambrosiana Pictures via Flickr

Venerdì scorso ci accingevamo a partire per la campagna, quando mio figlio, di 5 anni, si è incautamente appeso a una sbarra nel nostro cortile ed è caduto. Lo avevo appena salutato dalla finestra al secondo piano, e, trascorsi i pochi secondi necessari per scendere con le ultime borse, me lo sono trovato davanti in lacrime, con la mano coperta di sangue. Solo che a sanguinare abbondantemente non era la mano, ma la parte posteriore del capo. Era inevitabile: dovevamo rimandare la partenza e andare al pronto soccorso. Forse più spaventata di lui, ho chiesto a mia mamma di accompagnarci all’ospedale Fatebenefratelli di Milano e le ho affidato la piccola.

Qui abbiamo trovato medici, infermieri e volontari capaci di affiancare competenza e professionalità a una grande umanità, dote fondamentale quando si ha a che fare con persone spaventate o preoccupate.

Vorrei ringraziarli tutti, perché svolgono il loro lavoro con gioia anche la notte, quando la maggior parte delle persone in genere preferisce rilassarsi o divertirsi, e durante le feste, che di solito si passano più volentieri in famiglia.

Mi ha colpito molto anche la disinvoltura con cui trattano sia i casi più gravi, senza farsi prendere dal panico, che i problemi da niente, senza innervosirsi al pensiero che potrebbero dedicarsi ad altro.

La nostra avventura si è conclusa bene: due punti in testa, 4 ore di osservazione in ospedale per verificare che non ci fosse un trauma cranico serio, altre 72 ore di osservazione domiciliare, che sono da poco terminate. Siamo riusciti anche ad arrivare in campagna, anche se nella notte, con 5 ore di ritardo rispetto al previsto.

Voi avete mai avuto avventure al pronto soccorso con i vostri bambini che si sono inaspettatamente trasformate in esperienze interessanti, per quanto cariche di tensione?

Ambrosiana Pictures via Flickr
foto di Ambrosiana Pictures via Flickr