Mi sono imbattuta per caso in un’intervista di Julia Roberts in cui raccontava come, dopo aver finito il libro Wonder, avesse chiamato il suo agente e gli avesse detto che avrebbe voluto assolutamente recitare nel film tratto da quel romanzo; continuando a leggere, ho poi scoperto che per lei il fatto di essere madre sia stato determinante nella decisione di voler prendere parte al film: in particolare nell’intervista raccontava di aver letto il libro con i figli e di aver parlato con loro in maniera matura dei danni che può produrre il bullismo e dell’importanza della gentilezza.

Tutto questo è bastato perché io maturassi una profonda curiosità e decidessi di leggere il libro di R. J. Palacio, Wonder. Quando poi sono stata invitata anche a vedere il film in anteprima al cinema il mio entusiasmo è raddoppiato.

Il romanzo Wonder alla base del film

wonder

L’autrice di Wonder, R. J. Palacio, ha lavorato per circa 20 anni come art director e grafica per una casa editrice: Wonder è il suo primo libro; il libro pubblicato nel 2012 è stato subito un grande successo e in breve tempo è entrato nella classifica dei best sellers del New York Times.

Il romanzo non racconta una storia vera ma scaturisce da una vicenda dell’autrice: anni fa la scrittrice si è trovata insieme ai suoi bambini di fronte ad una bambina deforme in viso per qualche ignota sindrome, come lei stessa racconta, in quell’occasione è letteralmente scappata temendo che i suoi figli potessero impressionarsi e reagire in maniera sbagliata. R. J. Palacio ricorda ancora di aver sentito la madre della bambina pronunciare la frase « Forse è ora di tornare a casa», ma soprattutto rammenta il senso di colpa che questo episodio le ha generato e che poi l’ha portata a immaginare le vicissitudini di August, il protagonista del libro.

Il romanzo segue le vicende di August (Auggie) Pullman, un bambino affetto dalla sindrome di Treacher-Collins (una condizione che deforma sensibilmente il viso lasciando intatto il corpo) al suo primo anno di scuola media: Auggie fino a quel momento non ha mai frequentato una scuola per via di tutte le operazioni chirurgiche che ha dovuto sostenere, l’opera racconta quindi come lui affronti la sua prima esperienza nel mondo della scuola in un istituto di New York.

Il libro è diviso in 8 parti, ciascuna raccontata in prima persona da un soggetto diverso: il romanzo non raccoglie, infatti, solo il punto di vista di August, ma anche quello di sua sorella, dell’amica e del ragazzo della stessa sorella, del migliore amico di August e di un’altra amica del protagonista. Personalmente mi sarebbe piaciuto anche leggere il punto di vista del padre e della madre ma evidentemente, essendo il libro rivolto a bambini, l’autrice ha preferito analizzare solo la visione giovanile.

Wonder si è fatto notare, in particolar modo, per avere uno stile semplice e diretto, adatto anche ai più giovani e per essere riuscito con un linguaggio chiaro e ironico a veicolare messaggi importanti come l’importanza della gentilezza per affrontare un brutto “male” come quello del bullismo.

Wonder il film

wonder

Nel 2017 c’è stato l’adattamento cinematografico di Wonder: l’omonimo film diretto da Stephen Chbosky, come anticipato, vanta la presenza di attori del calibro di Julia Roberts e Owen Wilson. La stessa autrice ha seguito lo sviluppo del film concordandolo insieme ai produttori e ha dichiarato di essere molto soddisfatta del risultato.

Il film riproduce fedelmente il racconto mantenendo lo stesso stile delicato, riporta anche la visione delle vicissitudini secondo i diversi punti di vista dei ragazzi grazie ad un io narrante che cambia e alle diverse inquadrature della telecamera.

La Lionsgate ha deciso di affidare la regia del film a Stephen Chbosky, noto per aver diretto e sceneggiato il film “Noi siamo infinito” tratto dal romanzo scritto da lui stesso.

Il protagonista è interpretato da Jacob Tremblay: il bambino di 11 anni è già una piccola star di Hollywood che, dopo essersi fatto apprezzare per la sua recitazione nel film Room, rappresenta in maniera ineccepibile le emozioni di August. Ho scoperto che per calarsi perfettamente nel ruolo ha incontrato diversi bambini affetti dalla sindrome di Treacher-Collins, contattati tramite l’Associazione Craniofacciale Infantile, e con alcuni di essi ha anche stretto amicizia.

In un approfondimento ho letto che la scrittrice ha concordato con i produttori l’importanza di mostrare il viso deforme di August e di non nasconderlo assolutamente: il viso di Jacob è stato quindi completamente tramutato nelle mani di Arien Tujten, l’ineccepile make up artist noto per il trucco del Labirinto del Fauno e Malefica. Devo ammettere che ho apprezzato il risultato perfettamente in linea con quanto descritto nel libro, sin nei minimi dettagli.

In generale ho trovato tutti gli attori perfettamente calati nel ruolo e molto credibili. Come ho già scritto, il film mantiene lo stesso tono del libro riuscendo a far sorridere e commuovere allo stesso tempo. L’approccio è diretto con un tocco di ironia e un fare sfrontato: normalmente le emozioni contenute dalle parole scritte sono più intense ma, allo stesso modo del libro, io ho sorriso apprezzando le battute ironiche e ho pianto, forse anche di più, sentendo mie le emozioni della madre.

Il film riesce a raccontare perfettamente la straordinarietà del viaggio di Auggie dimostrando che “non puoi omologarti quando sei nato per distinguerti”.

Non vi resta che andare al cinema a vedere questa piccola meraviglia: il film uscirà nelle sale il 21 dicembre.

Lucrezia Pettinato per Blogmamma