Abbiamo parlato del sonno dei bimbi appena nati, delle sue caratteristiche. Passare dalla culla al lettino (quello un po’ più grande, con le sbarre, per intenderci) è una tappa importante, che segna la crescita del piccolo non solo dal punto di vista fisico.Alcune persone fanno coincidere questo momento con l’uscita del piccolo dalla camera da letto: in genere, qui in Italia, si tende a tenere il piccolo in camera con mamma e papà finché non comincia a dormire tutta la notte di seguito.

Tavolta, però, mamma e papà non sono pronti a questo passo. Anzi, a dire il vero, capita spesso che non sono d’accordo tra di loro, e mentre uno è più propenso all’uscita del piccolo, e alla “normalizzazione”, l’altro genitore incarna sempre l’aspetto opposto.

“E’ troppo piccolo, avrà paura, non voglio alzarmi ed andare fino alla sua camera se si sveglia”, e così via. A volte è difficile ammettere che nemmeno noi siamo pronti, ma un figlio fa fatica a superare un momento evolutivo se i suoi genitori non sono pronti a farlo.

sE’ così per la nanna, per lo svezzamento, per i primi passi: i cresce insieme, e la fiducia dei genitori rispetto alla “possibilità” di compiere un piccolo passo nella crescita crea quel clima di serenità che permette al bambino di seguire spontaneamente il suo sviluppo.

Proprio così: come dico spesso, l’osservazione del propri figli è il compito più importante che abbiamo, quello che non riusciamo mai a svolgere in piena serenità ed autonomia, perché sempre coinvolti in un processo emotivo molto grande.

Eppure, se li guardiamo bene, i nostri bimbi sanno sempre suggerirci quando è il momento giusto per fare le cose, perché sono loro che spontaneamente tendono ad andare verso alcune tappe.

Contrariamente a quanto pensiamo, l’autonomia è un traguardo desiderato da ogni bambino: questo dovrebbe essere un pensiero che ci guida quando dobbiamo fare delle scelte. Laddove questa non si realizza è perché il clima emotivo non lo consente: abbiamo paura, e la trasmettiamo anche a loro. E non solo quando sono neonati, ma per tutta la vita!

Un bimbo che cresce ha bisogno non solo di spazi fisici ma anche psicologici di indipendenza. E se da un lato aver mamma e papà accanto è la sensazione più bella del mondo, è importante anche esplorare la sensazione (anche breve) che dà il poter fare da soli.

Tornando al lettino: se abbiamo lavorato bene rispetto all’idea che ognuno ha un suo posto dove dormire, e che per le emergenze si può sempre ricorrere al conforto fisico di mamma e papà, non sarà difficile per il bimbo comprendere che ad un certo punto (meglio se non troppo grandi) avrà una camera sua con un lettino più grande (e più bello, più attraente, più colorato…).

Se quest’idea è ancora confusa per il piccolo, probabilmente lo sarà anche per i genitori. Quando è così, è importante lavorare sulle credenze e sulle aspettative dei genitori, perché la nostra convinzione interiore (se adeguata alla crescita del bambino, a cui non possiamo chiedere un passo quando non è pronto a farlo) è la chiave del successo.

Ovviamente convinzione non significa ostinazione, ma è il risultato di quel clima emotivo, fatto di linguaggio verbale e non verbale: respiro, tensione muscolare, atteggiamenti, che il bambino è perfettamente in grado di rilevare.

Cambiare il lettino al piccolo, o spostarlo in una stanza tutta sua, è una tappa come le altre. Proveremo a parlarne ancora nel prossimo articolo.

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: donnamoderna.com