Quando si aspetta il primo figlio ci si chiede sempre se si sarà in grado di riconoscere l’inizio del travaglio, per recarsi al momento opportuno in ospedale. Il travaglio si distingue infatti in diverse fasi, e le prime contrazioni, preparatorie, possono durare anche tre giorni, durante i quali è consigliabile rimanere a casa propria e rilassarsi. La prima fase del travaglio si definisce latente, le prime contrazioni prodromiche, preparatorie, o di Braxton-Higgs. Sono brevi (durano meno di sessanta secondi) e irregolari. Lentamente il collo uterino si appiana e scompare. La donna – e anche il bambino – iniziano a prendere confidenza con il travaglio. Se siete seguite da un’ostetrica è bene avvertirla che qualcosa sta cambiando, che il vostro corpo inizia a prepararsi al parto. Ma non c’è fretta, né occorre recarsi precipitosamente in ospedale. Queste contrazioni possono infatti durare – come accennato – da poche ore fino a tre giorni.

Con l’inizio della prima fase del periodo dilatante, le contrazioni diventano ritmiche, regolari, più intense, si allungano (durano più di sessanta secondi), si avvicinano una all’altra. La dilatazione passa da due a cinque / sei cm. Si riconoscono, si capisce che qualcosa è cambiato. E’ nel corso di questa fase che in genere si raccomanda di recarsi in ospedale. Occorre però fare attenzione, perché un trasferimento,  oppure la presenza di distrazioni o di persone non adeguate possono rallentare o addirittura fermare il travaglio.

Alla prima fase dilatante, quando si arriva a una dilatazione di cinque / sette cm, fa seguito una prima fase di transizione, che è un adattamento istintivo. In questa fase si può avere una reazione di attacco, e allora il travaglio riprende bruscamente a addirittura violentemente, con un episodio di vomito, per esempio, o crisi di rabbia e pianto, oppure una reazione di fuga, durante la quale il travaglio si arresta, anche per due ore.

Segue quindi la seconda fase del periodo dilatante, che porta la dilatazione a completarsi, fino a dieci cm. Le contrazioni si alternano alle pause in maniera sempre più rapida e intensa. Gli ormoni inducono una specie di trance, e questa fase del travaglio non è influenzata dal controllo razionale, cosa che invece può accadere durante la prima.

Una seconda fase di transizione precede il periodo esplulsivo. Anche in questo caso si possono avere reazioni di attacco, con le spinte che iniziano forti e improvvise, oppure di fuga, con un breve rallentamento e assenza di premiti.

Il periodo espulsivo inizia con i primi premiti spontanei, non con la dilatazione completa. Le spinte durano da quattro a sei secondi e si avvertono all’inizio solo all’apice della contrazione, in seguito per tutta la durata della contrazione stessa, in espirazione. Il bambino lentamente scende e dopo un tempo variabile, che può durare fino a due ore, viene espulso.

A questo punto non resta che accoglierlo, attaccarlo al seno, e attendere il secondamento, o espulsione della placenta, che può avvenire fino a due ore dopo il parto. Solo dopo l’espulsione della placenta andrebbe tagliato il cordone ombelicale.

Questo avviene idealmente, quando vengono rispettato i tempi del travaglio. Purtroppo non tutte le fasi del travaglio vengono riconosciute e possono essere rispettate negli ospedali, per esigenze legate al fatto che più donne possono essere in travaglio contemporaneamente e il personale spesso non è sufficiente. Inoltre viene applicato per tutte le donne un protocollo rigido rispetto ai tempi del travaglio, senza considerare che ogni donna segue il suo percorso. Infine, spesso non vengono riconosciuti i tempi di transizione, interpretati come arresti del travaglio, che necessitano un’accelerazione.

E’ importante, nella scelta dell’ospedale dove partorire, informarsi sul rispetto dei tempi del travaglio, sull’assenza di interventi per accelerarlo (a meno che non si rivelino necessari), sui diritti che la partoriente ha.

Se volete essere certe che i vostri tempi vengano rispettati, e la vostra gravidanza  è fisiologica, il mio consiglio è di partorire in casa, oppure in casa di maternità, seguite da ostetriche con esperienza, che sanno comprendere al primo segnale eventuali problematiche e che, solo se occorre, vi accompagneranno in ospedale.

Voi dove avete partorito? Sono stati rispettati i vostri tempi?

Immagine: prontosoccorso.eumed.org